SHOAH

Le leggi razziali promulgate nel 1938 alla fine di una campagna antisemita e denigratoria sempre più esasperata, pongono gli ebrei in una condizione di inferiorità rispetto al resto dei cittadini. Gli studenti vengono esclusi dalle scuole pubbliche, molte categorie di lavoratori, soprattutto nel settore pubblico ma non solo, perdono l’impiego ed ogni certezza. Negli anni seguenti e dopo l’entrata in guerra dell’Italia, una serie di decreti e circolari inaspriscono le limitazioni che coinvolgono ogni dimensione della vita: gli ebrei non possono prendere a servizio personale domestico ariano, non possono tenere apparecchi radio, non possono ottenere certi tipi di licenze commerciali. Dopo l’8 settembre del 1943, quando buona parte dell”Italia era occupata dai nazisti, gli ebrei subiscono arresti eseguiti da forze dell’ordine tedesche e italiane e vengono deportati nei campi di sterminio.

Alcuni riusciranno a sfuggire grazie all’aiuto di cittadini che mettendo in pericolo loro stessi, hanno aiutato famiglie e persone a trovare un rifugio, contribuendo a salvare uomini, donne e bambini. Molti ebrei italiani verranno arrestati a causa di delazioni. Pochissimi riusciranno a sopravvivere alle disumane condizioni nei campi; alcuni si uniranno al movimento della Resistenza e combatteranno per liberare il Paese; ma a tanti altri la vita verrà strappata e non faranno più ritorno a casa.

La persecuzione e l’annientamento degli ebrei vengono definite con il termine Shoah, parola che in ebraico ha il significato di distruzione e catastrofe.

Primo Levi, sopravvissuto al campo di Auschwitz-Birkenau e testimone, scrive in Se questo è un uomo: “Allora per la prima volta ci siamo accorti che la nostra lingua manca di parole per esprimere questa offesa, la demolizione di un uomo. In un attimo, con intuizione quasi profetica, la realtà ci si è rivelata: siamo arrivati al fondo. Più giù di così non si può andare: condizione umana più misera non c’è, e non è pensabile”.

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