Alberi di cartone, scatoloni e incontri con i testimoni. Così abbiamo ricordato la Shoah
NOI ragazzi e ragazze della classe 5^ della scuola ‘Maria Bartolotti’ di Savarna anche quest’anno ci siamo cimentati nel ricordo della Giornata della Memoria. Il nostro tema di lavoro è stato ispirato alla lettura de ‘Il giorno che cambiò la mia vita’, di Cesare Moisè Finzi, che abbiamo avuto il privilegio di incontrare e ascoltare. Cesare ci ha raccontato la sua vita di ebreo scampato alla tragedia della Shoah, grazie all’aiuto dei Giusti, cioè persone che rischiarono la propria vita pur di aiutare e di salvare quella altrui. Nel 2012 per commemorare coloro che si sono opposti con responsabilità individuale ai crimini contro l’umanità e ai totalitarismi il Parlamento Europeo ha indetto la ‘Giornata europea dei Giusti’, che cade ogni anno il 6 marzo.
La proposta di ricordare i Giusti ogni anno arrivò da Gariwo, la Foresta dei Giusti, organizzazione che svolge la sua attività a livello internazionale. Sul sito di Gariwo abbiamo cercato le ‘Foreste dei Giusti’ sparse per il mondo e in Italia, scoprendo che ce n’è una anche qui a Ravenna, presso i Giardini pubblici, dietro la Loggetta Lombardesca, dove è scritto il nome della famiglia Muratori, che aiutò Cesare e i suoi parenti.
Lavorando a classi aperte, cioè ‘mischiando’ tutti i bambini della scuola dalla prima alla quinta, abbiamo costruito un’installazione di coloratissimi alberi di cartone, che abbiamo posizionato all’ingresso della scuola e che riproduceva una foresta di Giusti, in modo da attirare l’attenzione dei passanti, genitori e cittadini, affinché quella non fosse una giornata qualunque ma tutti fossero spinti a interrogarsi su cosa fosse successo più di 70 anni prima. Infatti, all’ingresso della scuola, a precedere gli alberi, erano stati posizionati anche degli scatoloni neri, per rappresentare tutto il dolore che dalle Leggi razziali e razziste del 1938, portò passo passo, alla tragedia dello sterminio nei campi.
NOI ragazze e ragazzi di classe quinta, prendendo spunto da ‘Il libro della memoria, Gli ebrei deportati dall’Italia 1943 – 1945’, di Liliana Picciotto Fargion, abbiamo ideato una performance di gesti e parole, realizzata nella mattinata del 25 gennaio, lungo il corridoio e la scalinata della nostra scuola. La maggioranza di noi rappresentava alcune delle vittime della Shoah, scelte dopo aver cercato con ‘chi identificarci’ perché portava il nostro nome, era nato il nostro stesso giorno o mese, era di una città che avevamo visitato, … mentre solo cinque di noi interpretavano coloro che si erano o erano stati salvati. Mentre tutti passavano per raggiungere le aule, noi ripetevamo emozionati ma sicuri, impassibili, la biografia della persona che avevamo scelto di ‘far rivivere’, specificando se si fosse salvato oppure no. Giovedì 31 gennaio, a conclusione del nostro percorso siamo partiti da Alfonsine in treno per arrivare a Ferrara, dove abbiamo visitato il Meis, il ‘Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah’, che rivolge un’attenzione speciale alla didattica per conoscere e comprendere l’origine del pregiudizio antisemita; per riconoscere le dinamiche che possono portare alla privazione dei diritti e all’esclusione sociale. Lì, grazie alle nostre guide, abbiamo ascoltato la storia dell’ebraismo italiano, dall’età romana al Medioevo. Dopo abbiamo visitato il ghetto; siamo passati da via Vignatagliata, dove Cesare Finzi andò a scuola; abbiamo percorso via Mazzini, sede della comunità ebraica e della sinagoga, leggendo nelle targhe che 96 furono gli ebrei ferraresi uccisi. E, sorpresa, abbiamo incontrato il rabbino Luciano Caro, che ci ha raccontato che da bambino si è dovuto nascondere, non per gioco e divertimento, ma per il solo fatto di essere ebreo. Per concludere abbiamo guardato un docufilm ‘Figli del destino’, che raccontava anche la storia di Liliana Segre, un’ebrea sopravvissuta, che avevamo già conosciuto attraverso la maratona di lettura in classe del libro: ‘Fino a quando la mia stella brillerà’.
Sono cinque anni che noi ricordiamo la storia della Shoah, attraverso le storie delle vittime sterminate nei campi o dei pochi sopravvissuti e speriamo che ognuno di voi, dopo aver letto il nostro articolo, possa non dimenticare mai ciò che è successo e trasmetterne la memoria.
Classe 5^
Prof.ssa Maria Cereti