MEIS, l’ebraismo italiano raccontato a Ferrara
Maddalena Stendardi
Scelta come sede del MEIS – Museo dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, Ferrara, tutelata dell’Unesco, con un patrimonio culturale e architettonico di assoluto pregio, è una eccellente testimonianza di civiltà, dove la cultura ebraica si è incrociata con la vita dei suoi cittadini (gli ebrei sono qui da oltre 1.000 anni).
“I Duca d’Este, che governarono la città per molti secoli, li accolsero quando furono cacciati dalla Spagna e dal Portogallo nel 1492. E, mentre altre città italiane li rinchiusero nei ghetti, a Ferrara godevano della piena libertà e potevano dialogare con i non ebrei. Solo quando Ferrara fu conquistata dallo stato pontificio, agli inizi del XVII° secolo, furono anch’essi rinchiusi nel ghetto», racconta la direttrice del museo Simonetta Della Seta.
Museo eco-sostenibile certificato
L’ex carcere di via Piangipane è stato quindi trasformato per raccontare la storia dei primi mille anni degli ebrei in Italia, diventando il primo edificio storico a ottenere la certificazione ambientale GBC – Historic Building*. Il MEIS, infatti, ha seguito il complesso protocollo per essere eco-sostenibile lungo il suo intero ciclo di vita, dalla progettazione alla dismissione.
Tutto questo grazie anche alla convergenza dei migliori standard internazionali che misurano la sostenibilità energetico-ambientale di un edificio con il sistema di rating LEED (Leadership in Energy and Environmental Design) con la tradizione tecnico-culturale italiana sul restauro. Un esempio di successo di riqualificazione di edifici (in Italia il 30% di quelli esistenti è stato realizzato prima del 1945) conservando la loro valenza storica e tenendo saldo il principio di eco-sostenibilità.
Il popolo del libro
Luogo di incontro e di scambio, il MEIS vuole stimolare il dibattito sull’ebraismo e sul valore del dialogo tra culture. A partire dal Il giardino delle domande, un percorso conoscitivo che aiuta a comprendere le regole della kasherut, la normativa ebraica sull’alimentazione, con riferimento all’uso di carne, latte, pesce e uova: ecco che si arrivano a cogliere non solo le differenze, ma anche le analogie con altre tradizioni.
L’elemento fondante dell’ebraismo è la Torah, che ogni ebreo porta con sé ovunque. La Torah è in sostanza l’insieme dei primi cinque libri della Bibbia trasmessi, secondo la tradizione ebraica, da Dio al popolo di Israele attraverso il profeta Mosè (Antico Testamento per i cristiani) ed è la dottrina, l’insegnamento, tutto ciò che è il contenuto della tradizione ebraica, orale e scritta.
La direttrice Simonetta della Seta ci introduce alla visita, e ci spiega che il MEIS è un museo nazionale senza collezione, in quanto si può lavorare sulla narrazione e chiedere prestiti lunghi ai musei italiani ed esteri che hanno materiale ebraico, oggetti che spesso non sono valorizzati nella loro sede. E accoglie mostre temporanee che lasciano segmenti. E poi al centro c’è il visitatore e non l’oggetto: l’allestimento è interattivo e digitale.
Attraverso contributi video, oggetti preziosi e rari, documenti multimediali, ricostruzioni – tra le quali il Tempio di Gerusalemme, l’Arco di Tito, le catacombe ebraiche (straordinaria ricomposizione con foto in altissima definizione tatuate nella resina), le sinagoghe di Ostia e Bova Marina – suoni e musiche, il percorso mostra le aree di origine e dispersione del popolo ebraico, e ripercorre le rotte dell’esilio verso il Mediterraneo occidentale.
Documenta la permanenza degli ebrei a Roma e nel sud Italia, parla di migrazione, schiavitù, integrazione e intolleranza religiosa (la storia è più che mai attuale!) in rapporto sia al mondo pagano sia a quello cristiano. L’affermazione dell’ebraismo nell’Italia meridionale nel Medioevo, prima della sua espulsione, e la determinazione di una cultura ebraica italiana in tutto il Paese.
Il tessuto e la ricchezza dell’Italia
Con gli occhi degli Ebrei italiani, lo spettacolo che dura poco meno di mezz’ora, spiega molto chiaramente il ruolo dei pregiudizi, l’origine della discriminazione, il controverso rapporto con la Chiesa cattolica, i grandi spostamenti del popolo ebraico, il significato del ghetto, la partecipazione degli ebrei alla vita nazionale, la convivenza felice e quella drammatica. Una storia dalla quale si evince che l’Italia è stata costruita anche con gli ebrei e dagli ebrei, che sono parte del tessuto e della ricchezza del nostro Paese.
Il MEIS permetterà di conservare questa memoria e di spiegare alle future generazioni quello che è successo nel nostro Paese. Il passato che non può passare.
*Green Building Council protocollo di certificazione energetico-ambientale più diffuso nel mondo ed adottato in oltre 150 paesi con validazione consolidata dai maggiori investitori internazionali, tali specifiche tecniche misurano non solo le prestazioni energetiche ma anche la gestione delle risorse idriche, la qualità dell’aria interna, la scelta di materiali biocompatibili con attenzione all’uso di risorse, quantità di energia incorporata nella loro produzione, uso e smaltimento, la gestione dei rifiuti con un approccio olistico e integrato a tutte le tematiche ambientali.
PLUS Da vedere al MEIS fino al 10 febbraio anche la mostra temporanea Il giardino che non c’è di Dani Karavan, scultore israeliano innamorato di Ferrara che si è ispirato al libro di Giorgio Bassani, Il giardino dei Finzi-Contini. Fa riferimento al giardino che molti turisti, che hanno letto il libro di Bassani o hanno visto il film, cercano quando arrivano a Ferrara, ma non possono trovarlo, perché di immaginazione letteraria.