Ferrara

TESTO LAURA CAMPO

C’è un motivo in più per andare, o tornare, nella splendida “capitale” degli Estensi e delle biciclette, gioiello del Rinascimento e dal 1995 Patrimonio Unesco: il Meis, Museo dell’ebraismo italiano e della Shoah (vedi pag. 42), che è stato aperto al pubblico nelle ex storiche carceri di Via Piangipane. Il nuovo polo culturale è l’occasione per scoprire la città da un punto di vista diverso: lo stretto legame tra gli ebrei e l’identità ferrarese nei secoli, dal periodo di massima fioritura sotto gli Estensi a quello della segregazione nel Ghetto durante il dominio pontificio e nell’epoca fascista. A piedi o con una city bike (noleggiabile gratis all’Hotel Europa, al raffinato B&B Locanda Borgonuovo, oppure su www.ferrarainfo.com, dove oltre alle mappe è disponibile MyFEcard, la carta turistica di Ferrara), si può partire proprio dal cuore antico della città. Il castello di San Michele, allestito dall’architetto Gae Aulenti, e il vicino Volto del Cavallo sono i simboli ancora intatti di una delle corti più potenti e raffinate d’Europa, quei duchi d’Este che accettarono gli ebrei già presenti a Ferrara dal XIII secolo e ne invitarono altri, fuggiaschi, a trasferirsi in città. La comunità ebraica, forte e organizzata, ricambiò contribuendo allo sviluppo dell’editoria, della medicina e dell’artigianato locali. Ben presto, però, la situazione mutò.

In Via Mazzini, su una parete dell’ex oratorio di San Crispino, una piccola targa di marmo ricorda l’istituzione dell’antico Ghetto: poche vie strette, cinque cancelli chiusi di sera, finestre e portoni sprangati dall’esterno. Qui, dal 1626, gli ebrei furono rinchiusi per più di un secolo su ordine del governo pontificio, tornato al potere dopo l’allontanamento degli Estensi alla fine del Cinquecento. Molto è cambiato da allora, ma l’antico quartiere è ancora capace di dare voce al passato. In Via Vignatagliata, dove ci sono case del Trecento e del Quattrocento, portali in cotto e balconi in ferro battuto, le targhe raccontano la vita di un tempo. Al civico 33, due lapidi ricordano Isacco Lampronti, il rabbino, medico e filosofo vissuto qui tra il 1679 e il 1756. Al civico 79, un’altra lapide segnala l’edificio delle ex scuole che, durante la segregazione razziale dell’epoca fascista, ospitavano le classi riservate agli alunni di religione ebraica, esclusi dall’istruzione pubblica. Tra gli insegnanti c’era anche Giorgio Bassani, il raffinato autore delle Storie Ferraresi e del Giardino dei Finzi-Contini, di famiglia ebraica e origine ferrarese. Da giovanissimo maestro, Bassani riuscì a trasmettere ai ragazzi l’orgoglio e il coraggio necessari a difendere la propria identità. Attraverso un piccolo slargo, eccoci arrivati in Via Vittoria, dove c’erano l’ospizio della Comunità ebraica e la scomparsa Scola Spagnola. In questa zona, un buon indirizzo per assaggiare specialità ferraresi-ebraiche è l’Osteria del Ghetto (Via Vittoria 26, tel. +39 0532 764936). Ricette e atmosfera tipica si ritrovano anche nella storica enoteca con cucina Al Brindisi (Via Adelardi 11, tel. +39 0532 473744), inserita nel Guinness dei primati come la più antica del mondo. L’ultima tappa del quartiere è al civico 95 della vivace Via Mazzini, ancora sede della Comunità ebraica e del complesso delle sinagoghe (Scola Tedesca, Scola Italiana e Oratorio Fanese, in corso di restauro). Si riconosce dalle grandi lapidi sulla parete vicino al portone d’ingresso: quella a destra è dedicata agli ebrei ferraresi deportati nei campi di sterminio, l’altra a tutte le vittime dell’odio razziale. Sempre in zona (Via Saraceno 43) c’è la libreria Sognalibro, un negozio d’altri tempi che, oltre a vendere oggetti d’arte, libri storici e illustrati, è diventato il punto di riferimento per i tour nella Ferrara ebraica meno conosciuta organizzati dalla proprietaria, Serenella Crivellari, con la guida turistica Elisabetta Gulino (www.elisabettagulino.it).

L’artistico cimitero ebraico, immerso nel verde di Via delle Vigne, è un luogo di pace e memoria. Pochi lo sanno, ma alcune pietre tombali provenienti da questo luogo sostengono la statua di Borso d’Este che campeggia sulla colonna di fronte alla Cattedrale. In una tomba un po’ appartata e ornata da un’originale stele in bronzo dello scultore Arnaldo Pomodoro riposa Giorgio Bassani, in realtà meno solo di quanto si immagini. La sua tomba è proprio a ridosso delle mura che circondano la città e che sono oggi, per i ferraresi e i turisti, un luogo di vita e d’incontro, un parco-giardino con percorsi pedonali e ciclabili che stringono Ferrara in un grande, caloroso abbraccio.


MEIS – Ebrei, una storia italiana

Nel Museo italiano dell’ebraismo e della Shoah, inaugurato a Ferrara da qualche mese, la storia degli ebrei d’Italia si trasforma per il visitatore in un intenso viaggio di scoperta e conoscenza.

Un filmato di 24 minuti racconta la storia della Penisola [Italien] attraverso gli occhi di un ebreo italiano. La mostra si sviluppa [svilupparsi: sich erstrecken] su due piani, in 1.000 metri quadrati di superficie, e racconta i primi mille anni di presenza ebraica nel nostro paese: dall’arrivo fino alla tarda antichità, da sud a nord, passando per Roma, dove la comunità ebraica è vissuta senza interruzione, caso unico nella Diaspora occidentale [westlich], dal II secolo a.C. a oggi. Il suggestivo percorso che si snoda [snodarsi: sich schlängeln] fra 200 oggetti antichi e preziosi, alcuni mai esposti, diventa un’esperienza evocativa [beschwörend] e coinvolgente. Le epigrafi [Inschriften] di età romana e medievale, gli anelli, le monete, le lucerne [Öllampen], le anfore da vino kasher e i manoscritti sono disposti in ambienti che ricordano le catacombe ebraiche romane e le grandi architetture dell’Urbe [Rom], ricostruite con pannelli tridimensionali. Le videoinstallazioni diffondono gli interventi [Beiträge] “dal vivo” di vari esperti. Per info: www.meis.museum.

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