Marcello nacque a Ferrara nel 1929, da Letizia Rossi e Gino Ravenna.
Era per tutti Marcellino, arrivato quando nessuno in famiglia lo aspettava più. Franca ed Eugenio erano i suoi fratelli maggiori.
Paolo Ravenna ricorda che veniva quasi tutte le settimane a casa sua a giocare nel giardino di via Cittadella e in quell’occasione sua mamma Lucia Ravenna gli dava sempre una lira. Era denominato un “piazzarot”; perché giocava sempre per strada con gli amici.
Nel 1938 iniziò a frequentare la scuola ebraica di via Vignatagliata, frequenza che si interruppe bruscamente nel 1943 quando in Italia si passò dalla fase della persecuzione dei diritti a quella a quella persecuzione delle vite dei cittadini di religione ebraica.
La sua insegnante Matilde Bassani nella sua testimonianza ad Enzo Biagi lo ha descritto come un bambino bello, chiaro, con due grandi occhi vellutati, dolci che, se non rendeva molto a scuola, era solo perché mostrava una sensibilità particolarmente ferita.
A fine novembre 1943 lasciando il fratello Eugenio nelle Carceri di via Piangipane, la famiglia fu costretta a fuggire da Ferrara e cercò di raggiungere la Svizzera.
Pure riuscendo a passare il confine, furono però respinti, arrestati a Domodossola e poi scortati alle carceri di Ferrara. Il 12 febbraio furono trasferiti al campo di Fossoli.
Di qui il 22 Febbraio 500 persone all’incirca partirono per la deportazione. Nulla sappiamo di Marcello né nelle fasi precedenti né durante questo angoscioso viaggio fino a ciò che accadde all’arrivo alla rampa di Auschwitz Birkenau.
(Storia raccontata da Marcella Hanna Ravenna)