Vera Vigevani Jarach, verità sui desaparecidos
Ha vissuto sulla propria pelle due immani tragedie del Novecento. La giornalista e scrittrice Vera Vigevani Jarach, ebrea milanese, quando aveva 10 anni, nel 1939, fu costretta a scappare con la famiglia in Argentina per sfuggire alle leggi razziali e ai campi di concentramento, ai quali non si sottrasse, invece, il nonno Ettore, ucciso ad Auschwitz. In Argentina sposò Giorgio Jarach e lavorò fino alla pensione come giornalista all’Ansa di Buenos Aires. Nel 1976, quando il colpo di stato ordito da Videla fece cadere il governo Perón instaurando la dittatura militare, tra le vittime del regime finì anche Franca Jarach, la figlia diciottenne della Vigevani. La cui unica colpa era quella di essere una studentessa brillante e determinata a combattere per gli ideali di libertà nei quali credeva. Una posizione che le costò il sequestro e, dopo una detenzione di alcune settimane, il «volo della morte», la pratica di sterminio con cui i militari si sbarazzarono di migliaia di dissidenti politici. Fu da quel momento che Vera Vigevani divenne una delle madri più battagliere del movimento di Plaza de Mayo, decisa a lottare per conoscere la verità sulla sorte toccata alla propria figlia e agli altri desaparecidos. Eppure della figlia la giornalista non ha saputo nulla per anni, sino a quando una donna che era sopravvissuta al campo di detenzione clandestina dell’Esma le ha raccontato tutto. «Ho aspettato per un anno che mi parlasse —ha detto la scrittrice — perché non voleva ricordare, aveva visto cose terribili e voleva rimuovere tutto. Le ho chiesto se avevano torturata mia figlia ma non mi ha risposto. La detenzione di Franca durò pochissimo. A un mese dal suo arresto lei e molti altri vennero eliminati per far posto a coloro che sarebbero arrivati. Nel mio caso non c’è alcuna speranza di ritrovare neanche il suo corpo, mia figlia è stata buttata giù da un aereo». Domani mattina alle 11,30 la Vigevani Jarach porterà la sua testimonianza al Meis di Ferrara, in via Piangipane 81, dialogando con Anna Maria Quarzi, presidente dell’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara – Isco, e con la direttrice del museo Simonetta Della Seta. (P. D. D.)