Musica e memoria. L’ensemble canadese e i brani degli ebrei esuli
Oggi alle 18 nelle sale del Ridotto del Teatro Comunale Abbado di Ferrara (corso Martiri della Libertà, 5) si esibiranno gli strumentisti del Canadian Arc Ensemble, provenienti dal Royal Conservatory di Toronto. Il concerto è organizzato da Ferrara Musica in collaborazione con il Meis, museo dell’ebraismo e della Shoah.
PROTAGONISTI Tra i migliori gruppi cameristici internazionali, l’ensemble ha avuto il merito di portare alla ribalta i repertori nascosti di autori vittime dei regimi repressivi del XX secolo. Erika Raum e Barry Shiffman (violini), Steven Dann (viola), Thomas Wiebe (violoncello), Joaquin Valdepeñas (clarinetto) e Dianne Werner (pianoforte) suonano a Ferrara le composizioni di quattro musicisti ebrei esuli del nazionalsocialismo: gli italiani Mario Castelnuovo-Tedesco e Vittorio Rieti, Paul Ben-Haim, nato con il nome di Paul Frankenburger a Monaco di Baviera, e Walter Kaufmann, di origine sudamericana. Tutti e quattro fuggono dall’Europa negli anni ’30 del secolo scorso e riescono poi a sostentarsi come musicisti professionisti. «Uno degli scopi culturali del nazionalsocialismo – afferma Simon Wynberg, direttore artistico dell’ensemble – era quello di sradicare la musica che disapprovava e, nel caso di compositori ebrei, di annientare coloro che l’avevano composta. Il nostro impegno è quello di riportare alla luce questo repertorio, perché ha un valore non solo morale, ma anche artistico».
FRAMMENTI DI VITA Le storie di quei compositori cominciano con la fuga e il doloroso abbandono delle loro case e delle loro famiglie. La loro musica, colta e raffinata, offre un’affascinante gamma di tradizioni e identità spesso strettamente legate alla drammatica esperienza dell’esilio.
È tardo romantico lo stile del prolificissimo Castelnuovo-Tedesco, mentre è neoclassico quello di Rieti. Ben-Haim e Kaufmann si spostano a Tel-Aviv e Bombay. Il primo riesce a integrare gli idiomi e i dialetti musicali locali in un’emozionante nuova musica mediterranea, di cui è un esempio il suo Quintetto per clarinetto.
Kaufmann, invece, trasla in molte delle sue composizioni le usanze indiane, dalle quali è rimasto affascinato.
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