La forza generatrice della parola Grossman oggi al Comunale

Stefano Lolli

DOPO AMOS OZ e Abraham B. Yehoshua, David Grossman completa, oggi alle 17 al Teatro Comunale, l’ideale presenza in città dei tre maggiori scrittori israeliani contemporanei. Quando venne a Ferrara Amos Oz, il Meis ancora non esisteva; l’autore di “Una storia d’amore e di tenebra” chiese di essere accompagnato alla vecchia casa di Bassani, appoggiò le mani sulla pietra, dicendo di voler percepire, così, l’energia che ancora emanava. L’anno scorso, invece, sul palco del Teatro Comunale, Yehoshua ha tenuto una lectio magistralis sul significato della parola nella cultura e nell’identità ebraica. Un po’ lo stesso farà, oggi, David Grossman: primo scrittore israeliano a vincere il prestigioso Man Booker Prize (riconoscimento secondo, per risalto, solo al Nobel) l’autore di «Vedi alla voce amore», «Che tu sia per me il coltello», «A un cerbiatto somiglia il mio amore» e «Applausi a scena vuota» si concentrerà sulla lingua ebraica come elemento fondante della letteratura. «Siamo abituati a leggere Grossman in italiano o in inglese – spiegava in conferenza stampa il direttore del Meis Simonetta della Seta –, ma nella cultura ebraica l’alfabeto, e di riflesso la parola, non è solo elemento distintivo, ma alimento della creazione. Sia della vita, sia della letteratura».

L’appuntamento al Comunale chiuderà la giornata che si apre, alle 9,30 nel bookshop di via Piangipane, con la presentazione di tre biografie dedicate a Emma Dessau Goitein, Rita Levi Montalcini e Umberto Terracini. Dalle 11.30 Giovanni Grasso parlerà del suo romanzo «Il caso Kaufmann», quindi Alain Elkann dialogherà del proprio «Anita» con Vittorio Sgarbi. Alle 15.30 l’inaugurazione dell’installazione «I libri proibiti» dell’artista siciliano Manlio Geraci, a cura di Emanno Tedeschi: oltre 950 libri bruciati che rappresentano i deportati (anche ferraresi) ad Auschwitz. Rappresentazione ideale di un falò, i libri di Geraci sono di legno di abete, arricchiti dall’uso di carte dipinte, metalli, corde, vetro e colori acrilici. Sono stati scolpiti, incisi, scavati con solchi a tratti paralleli, quasi a indicare storie vissute. E bruciate, come quei volumi: l’identificazione tra i libri e l’umanità – essenza, in fondo, della stessa Festa del Libro Ebraico – testimonia come il libro, simbolo della memoria di un popolo e protagonista della sua vitalità, è il principale strumento della democrazia. «Là dove si bruciano i libri si finisce per bruciare anche gli uomini», scriveva il poeta Heinrich Heine. Ricordiamo l’apertura del Meis dalle 9 alle 18 per consentire la visita alle mostre in corso. Gli incontri letterari sono a ingresso gratuito, per l’esposizione ‘Il Rinascimento parla ebraico’ si pagano 10 euro.

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