Il Meis apre alla cucina. Ebraismo a 360º grazie al nuovo spazio

La cena casher per promuovere il nuovo percorso del Meis (Museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah di Ferrara), un’area di ristorazione tipicamente ebraica, rivolta sia ai turisti ed ai visitatori, quanto agli ebrei osservanti.

L’area si articolerà in due sezioni: latte e parve, da un lato, e carne in versione street food dall’altro, oltre a spazi per corsi e laboratori di cucina. E ormai da qualche tempo sono in corso le prove generali, perché il caffè e gli snack attualmente disponibili al Meis sono a marchio casher, ossia approvati e certificati, in linea con l’obiettivo di rappresentare un polo dell’ebraismo italiano tout court, compresi i valori e le tradizioni dell’alimentazione.

“ANTIPASTO” A TAVOLA

Ci sono i pezzetti fritti di Zi Fenizia, la pasta e ceci e le tagliatelle alla bagna brusca o all’agresto. A seguire, aliciotti con l’indivia, sarde in saor, baccalà alla livornese e broccolo ‘mbriaco. Per chiudere, torta tenerina e tazzine di nonna Rosina. E dietro ogni piatto c’è una storia, come quella di Zi Fenizia “la friggitora”, che friggeva verdure o pezzetti di carne di scarto in una pentola sulla porta della propria bottega romana, nel ghetto, in modo che l’odore potesse attirare più clienti possibile.

Un menù fuori dall’ordinario, non solo perché abbraccia le tradizioni culinarie di Roma, Ferrara, Venezia, Livorno e Firenze, ma, soprattutto, perché viene proposto per la prima volta in versione casher in onore dell’assemblea plenaria dell’Ihra – International holocaust remembrance alliance.

L’INIZIATIVA

L’assemblea sarà da martedì a giovedì nella nostra città. L’alleanza intergovernativa (coinvolge ben 44 Paesi), nata intorno alla memoria della Shoah, si riunirà dopo la plenaria romana dello scorso maggio (il 2018 è l’anno di presidenza italiana dell’Ihra). Senza contare che la “brigata di cucina” è guidata dalla chef Laura Ravaioli, da vent’anni volto ed estro di Gambero Rosso Channel e tra le cuoche più amate del piccolo schermo. Insieme a lei, lo chef Liborio Trotta, docente del Vergani di Ferrara, che mette a disposizione le cucine di Palazzo Pendaglia, previa “casherizzazione” da parte del rabbino Tomer Corinaldi. Essendo un mashgiach, ovvero colui che sovrintende e verifica il rispetto delle regole alimentari ebraiche (la casherut), a Rav Corinaldi – con la supervisione

di Rav Luciano Meir Caro (rabbino capo della comunità ebraica di Ferrara) -, spetta il delicato compito di certificare che il menù sia rigorosamente casher. In particolare quello del gala dinner: una cena parve, cioé neutra, di pesce, senza latte né carne, eppure davvero prelibata. Ad assistere gli chef circa 500 studenti delle classi terze, quarte e quinte degli indirizzi di accoglienza turistica, ristorazione, sala e vendita del Vergani.

L’ASSEMBLEA IHRA

La plenaria porterà a Ferrara circa 300 delegati, fra diplomatici, accademici, educatori, direttori di musei della memoria, comunicatori, esperti e rappresentanti delle istituzioni dei 31 Paesi membri, oltre a due candidati e a undici osservatori. E lunedì il gruppo dei direttori dei musei della memoria visiterà il campo di concentramento di Fossoli (Mo) e il Museo monumento al deportato di Carpi (Mo).

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