
Chag Succot Sameach, felice Festa delle Capanne!

“E nelle succot (capanne) risiederete per sette giorni” (Levitico, 23:42).
Succot, Festa dei Tabernacoli o delle Capanne, segna una settimana di pura gioia nel calendario ebraico. Comincia il 15 del mese di Tishrì, cinque giorni dopo lo Yom Kippur, il Giorno dell’Espiazione, e appartiene al Ciclo delle Feste solenni con le quali si apre l’anno ebraico. Chag HaSuccot, che quest’anno è iniziata la sera di domenica 23 settembre, assieme a Pesach (Pasqua) e a Shavuot (Pentecoste) è una delle tre feste di pellegrinaggio a Gerusalemme.
Succot è detta anche Zman Simchatenu, ovvero “il Tempo della nostra Gioia”: gioia di non possedere altro, se non il calore degli amici, il sorriso dell’ospitalità, la fiducia in una protezione superiore. Gioia di vivere in un’abitazione precaria e temporanea, come lo è la nostra vita. Un tempo dell’anno in cui si accoglie il passato (secondo la tradizione, ogni giorno si viene visitati nella capanna da un personaggio diverso della storia ebraica: Abramo, Isacco, Giacobbe, Giuseppe, Mosè, Davide e Salomone) e si festeggia con speranza il futuro.
Una festa in cui si agitano specie vegetali differenti – palma, mirto, salice e cedro – per simboleggiare unità, spensieratezza e legame con la natura e la terra.
La festa in cui, fin dai tempi biblici e come raccontato nella Torà, tutte le nazioni del mondo sono protagoniste.
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