Carlo Pitti e il ghetto di Firenze
I RETROSCENA sulla questione ebraica e la speculazione economica dei Medici: cause, ragioni e intrighi dietro la creazione del ghetto di Firenze. Ne parla oggi, alle ore 18, al Meis, Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah (via Piangipane 81) l’archivista e paleografa Ippolita Morgese, che in Nessuno sa di lui (Le Lettere, Bagno a Ripoli, 2018) racconta, come fosse un romanzo, la storia privata e pubblica di Carlo Pitti, il Magistrato cui fu affidato il compito di istituire il ghetto ebraico a Firenze (1571). Introduce il direttore del Meis, Simonetta Della Seta, e dialoga con l’autrice la poetessa e critica letteraria Alba Donati. Grazie al ritrovamento dell’archivio di Carlo Pitti, uno dei membri del Magistrato Supremo, l’organo giudiziario per eccellenza dello Stato Mediceo, Morgese ricostruisce il milieu dell’epoca, le abitudini, le tradizioni familiari e le usanze di vita nel secondo Cinquecento, che ha segnato la fine del lungo Rinascimento fiorentino, e il processo storico che ha portato all’istituzione del ghetto ebraico di Firenze.