Bassani e il giardino immaginario, in mostra le intuizioni di Karavan
Il giardino immaginario al centro dell’opera di Giorgio Bassani, il mito che ha affascinato milioni di lettori nel mondo, legandoli per sempre alle vicende e ai destini degli ebrei italiani, prende corpo nel cuore di Ferrara.
Il grande artista israeliano Dani Karavan rende accessibile la sua visione e il suo progetto attraverso un percorso espositivo piccolo e prezioso, che apre oggi i battenti nell’area del Museo dell’ebraismo italiano nella città estense.
Una testimonianza straordinaria e commovente e un momento di creazione artistica di grande forza che congiunge, a 80 anni dal tradimento delle leggi razziste e delle persecuzioni, i fili spezzati delle vicende ebraiche italiane e la sete di diritti civili, di libertà, di democrazia e di tutela dell’intelligenza che il mondo ebraico è determinato a difendere e a testimoniare a beneficio dell’intera collettività.
Accolto a Ferrara dalle massime autorità cittadine assieme al sindaco Tiziano Tagliani, dal presidente del Meis Dario Disegni e dalla direttrice Simonetta Della Seta, dalla presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane Noemi Di Segni, dal presidente della Commissione dedicata al centenario di Giorgio Bassani Daniele Ravenna, l’artista ha voluto condurre personalmente i primi visitatori nel cuore della sua opera.
Il progetto del giardino che potrà sorgere nel cuore di Ferrara emerge vivo come fosse già realizzato attraverso lo slancio trasmesso dai modelli in mostra, ma anche da un contesto di un percorso che ricostruisce l’impegno artistico e civile di Karavan per una Memoria pulsante di impegno politico e di amore per l’umanità. Il visitatore attraversa le grandi realizzazioni di Berlino e di Norimberga, ma si lascia anche avvolgere dall’installazione artistica dedicata agli ultimi momenti di vita di Walter Benjamin, uno dei massimi pensatori del Novecento, che perse la vita sulle sponde del Mediterraneo al termine di una disperata fuga dalle persecuzioni anti-ebraiche.
E se in un angolo di intimità il visitatore si trova per la prima volta da solo a confronto con il manoscritto dove Bassani vergò il testo del Giardino dei Finzi-Contini, un tratto di strada ferrata che simboleggia la ferita della deportazione si perpetua all’infinito in un gioco di specchi. Binari che ci ricordano la necessità di non deporre mai le armi contro la perpetua minaccia dell’oppressione e della privazione della libertà. Sull’altro fronte dello stesso cammino Karavan ha voluto iscrivere nelle tante lingue del genere umano i cardini della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.
Un nuovo appuntamento, a Ferrara, con la creazione ebraica che assume il respiro universale e la speranza collettiva di tutta la società intenzionata a guardare avanti. E un nuovo, importante passo avanti del Museo, destinato a fare di Ferrara lo snodo della cultura che gli ebrei italiani hanno da offrire alla collettività.
“Sono venuto la prima volta a Ferrara nel 1956 per vedere gli affreschi di Francesco del Cossa e Cosmé Tura – racconta Karavan –. Mi sono innamorato di questa città e da allora ci sono tornato molte altre volte. Negli anni ’80 vi incontrai Paolo Ravenna e immediatamente scoppiò un’amicizia. Grazie a lui ho scoperto il volto ebraico di Ferrara e la storia di Giorgio Bassani. L’idea de Il Giardino che non c’è mi è venuta quando mi sono imbattuto in un gruppo di americani che cercava il giardino dei Finzi-Contini dietro un muro di Corso Ercole I d’Este, senza però trovare nulla. Quando chiesi a Paolo, mi disse che lì non era mai esistito e che era frutto dell’immaginazione dello scrittore”.
Perché, allora – si legge in una nota emessa dal Meis – non usare proprio quel muro in Corso Ercole I d’Este per crearvi l’entrata in un vuoto, nel giardino che non c’è? Una suggestione che si è via via precisata, scontornata, popolata di oggetti. Ecco, dunque, la ferrovia, con la duplice funzione di far accedere fisicamente il pubblico a quel luogo, ora non più solo mentale, e di ricordare il tragico destino delle tante famiglie ebraiche italiane che in treno andarono incontro alla morte, deportate dai nazisti ad Auschwitz e in altri campi di concentramento. Non mancherà nemmeno la bicicletta, un riferimento a Bassani e ai suoi amici – continua Karavan –, che giravano per Ferrara in sella alle loro bici, proprio come il suo alter ego Giorgio e gli altri ragazzi e ragazze nel libro. Mentre una scala alluderà al desiderio di Giorgio di arrampicarsi oltre il muro della proprietà dei Finzi-Contini per stare con Micol, quella giovane ed elegante donna della quale si era innamorato al primo sguardo, quando entrambi erano ancora bambini. Di fronte alla scala, un muro di vetro riporterà diversi estratti dalle pagine in cui Bassani descrive il giardino, in tutte le lingue in cui il suo romanzo è stato tradotto”.
Nell’allestimento curato da Noa Karavan, accanto al modello e a diversi materiali dell’installazione pensata dal padre Dani per Corso Ercole I d’Este, ci sono il manoscritto originale de Il Giardino dei Finzi-Contini (per gentile concessione del Comune di Ferrara) e un percorso tra alcuni degli oltre cinquanta lavori site specific firmati dallo scultore israeliano in giro per il mondo: il memoriale sui Sinti e i Rom a Berlino, la camminata sui diritti umani a Norimberga, l’omaggio a Walter Benjamin a Portbou e il monumento al deserto nel Negev.
“Sono felice e onorato di presentare Il Giardino che non c’è, insieme ad altre mie opere, al MEIS” – conclude l’ottantottenne Karavan –. Trovo molto adatto illustrare il mio progetto proprio qui, nell’edificio in cui Bassani fu detenuto sotto il regime fascista. Sento quest’opera come un’autentica necessità che viene dal profondo di me stesso e non vedo l’ora di vederla realizzata a Ferrara.”
La mostra può essere visitata fino al 10 febbraio 2019, dal martedì alla domenica, dalle 10.00 alle 18.00.
“Il Giardino che non c’è” è patrocinata dalla Regione Emilia-Romagna e dal Comune di Ferrara, con il sostegno di BASSANI 1916-2016 – Comitato Nazionale per le celebrazioni del centenario della nascita di Giorgio Bassani, Coop Alleanza 3.0, Ferrara Arte, FER e Italia Nostra – Sezione di Ferrara. Il Meis ringrazia il Centro Studi Bassaniani e la Fondazione Giorgio Bassani.