Tornano le visite guidate
Scopri la mostra “Mazal Tov!”
Riprendono le visite guidate a partenza fissa al MEIS. Protagonista, la nuova mostra “Mazal Tov! Il matrimonio ebraico” curata da Sharon Reichel e Amedeo Spagnoletto e allestita dall’Architetto Giulia Gallerani. Le visite sono previste ogni sabato e domenica alle 11.30 al costo di 5 euro oltre al prezzo del biglietto. La prenotazione è obbligatoria, ogni visita prevede la presenza di un massimo di sei visitatori.
Per prenotare chiama il numero 342 5476621 (attivi da martedì a domenica dalle 10.00 alle 18.00) o scrivi a meis@coopculture.it.
Mazal Tov!
Ieri, oggi, domani: il matrimonio ebraico si nutre di precetti e riti del passato, è l’emblema della continuità, affonda le sue radici nella Bibbia; eppure convive con un presente vibrante, dialoga con la cultura nella quale è immerso, segna la nascita di una nuova famiglia. “Mazal Tov!” racconta proprio questo equilibrio tra antico e moderno, accostando preziosi documenti ad opere di arte contemporanea. Al centro ci sono decine di storie; frammenti di discorsi amorosi lunghi secoli e fissati per sempre attraverso oggetti; atti; scatti.
L’esposizione, che ha il patrocinio della Regione Emilia-Romagna, del Comune di Ferrara, dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e della Comunità Ebraica di Ferrara, è stata realizzata grazie al sostegno del Ministero dell’Istruzione, dell’Istituto di Storia Contemporanea-Isco di Ferrara e del Liceo “Antonio Roiti” e al contributo di DiMedia, Gruppo Hera, Fondazione Bottari Lattes e Fondazione Ebraica Marchese Cav. Guglielmo De Lévy.
Le prime sale illustrano le due fasi e le pratiche che compongono il cerimoniale nuziale: i Qiddushin (o Erusin) e i Nissuin. Anticamente celebrati separatamente, essi si svolgono attualmente insieme, uno immediatamente conseguente all’altro. A renderli caratteristici, l’ambientazione sotto la chuppah, il baldacchino di tessuto che unisce simbolicamente sotto lo stesso tetto i due sposi; la firma della Ketubbah, l’atto nuziale nato anche con lo scopo di tutelare i diritti della donna e che con il tempo è stato arricchito da finissime decorazioni, e la rottura del bicchiere, immortalata da tantissimi film e immagini. Per raccontare in maniera chiara ed esaustiva tutti i passaggi si è scelto di accostare opere e strumenti comunicativi diversi: in mostra verranno esposte le preziose Ketubbot del ‘600 e del ‘700 custodite dalle Gallerie Estensi di Modena (Biblioteca Estense Universitaria); il teatrino dell’artista genovese Emanuele Luzzati proveniente dal Museo Ebraico di Bologna e il filmato di un matrimonio contemporaneo.
L’esposizione prosegue con una riflessione sul riconoscimento del matrimonio ebraico da parte dello Stato Italiano e il racconto – attraverso cimeli di famiglia – delle tradizioni che con il tempo hanno caratterizzato le nozze: la dote, i regali per lo sposo e per la sposa (che possono variare da una edizione completa del Talmud ad un orologio griffato) e la produzione di componimenti d’occasione.
Tra gli esemplari in mostra, un oggetto con una storia tutta da riscoprire: l’album di dediche realizzato dal drammaturgo Sabatino Lopez in onore delle nozze di suo fratello Corrado e della moglie Ada Sadun. Critico letterario e commediografo di successo nella Milano di inizio ‘900, Lopez decise di donare ai due sposi un regalo del tutto originale: un albo decorato con le firme di amici e colleghi d’eccezione. Tra le pagine spiccano infatti testi autografi – tra gli altri – di Giovanni Pascoli; Giovanni Verga, Giosuè Carducci; Eleonora Duse; Giacomo Puccini; Federico De Roberto e tantissimi altri protagonisti della letteratura e del teatro italiano.
Ad arricchire la mostra anche delle opere di arte contemporanea: Sigalit Landau firma “Salt Crystal Bridal Gown”, un progetto in collaborazione con il fotografo Yotam From – che segue il processo di cristallizzazione di un abito nero immerso nel Mar Morto ed è ispirato all’opera “Il Dibbuk” di S. Ansky, la storia di una giovane sposa posseduta da uno spirito.
Florah Deborah, francese di nascita e milanese di adozione, rielabora e fa comprendere al visitatore il mikveh, il bagno rituale in apposite vasche piene di acqua piovana o sorgiva che compiono le donne alla vigilia del matrimonio. La sua opera “Una per Tutte, Tutte per Una” è stata realizzata appositamente per il MEIS.
L’opera su tela di Jenny Hassan, artista romana, si concentra sul calice degli sposi. La frase che la incornicia è un verso del salmo 137 che viene pronunciato ad alta voce durante la rottura del bicchiere in ricordo della distruzione dell’antico Tempio di Gerusalemme.
Non può mancare uno spazio che faccia immergere nel matrimonio ebraico celebrato nei nostri giorni: il MEIS ha lanciato nelle scorse settimane la call to action “Un amore da condividere” per raccogliere foto di coppie di sposi italiani che saranno esposte in mostra; un viaggio visivo dagli anni ’30 del ‘900 al 2000 inoltrato. Un progetto arricchito anche dalle foto storiche dell’archivio della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano-CDEC, preziosa risorsa che racconta la vita degli ebrei italiani nel primo Novecento. I video creeranno inoltre un’esperienza immersiva coinvolgendo lo spettatore e facendogli vivere la gioiosa atmosfera dei festeggiamenti; mentre oggetti effimeri, bomboniere e inviti testimonieranno il presente di un rito che ha migliaia di anni.
Nell’immagine, EMANUELE LUZZATI (1921-2007), Il Matrimonio, Italia, 1988, tavola, tecnica mista, Museo Ebraico di Bologna. L’opera è attualmente esposta al MEIS