UN MUSEO CHE VALE ORO
Stefano Lolli
«SPERIAMO che dal Ministero, dal governo e dal Parlamento arrivi un contributo più consistente». Dario Disegni, presidente della Fondazione Meis, non è un questuante qualsiasi: «In questo primo anno dall’inaugurazione, avvenuta proprio il 13 dicembre 2017 – afferma, ricordando la visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella –, abbiamo sviluppato un’intensa mole di attività. Dalla grande mostra sui primi mille anni di presenza ebraica in Italia, a quella in corso sull’arte di Dani Karavan; abbiamo accolto la Festa del Libro ebraico, e ospitato decine d’incontri, dibattiti, convegni. E abbiamo avuto ottime uscite sulla stampa, nazionale e internazionale». Un’attività che vale, potenzialmente, oro (come dorata è la targa, apposta ieri nell’ingresso, che certifica la sostenibilità del museo): ma servono «risorse maggiori, che auspichiamo arrivino già dalla Legge di Bilancio in corso di discussione – prosegue Disegni –, per consentire al Meis di sviluppare il proprio percorso». Per il 2019 e 2020 sono previsti 850 mila euro l’anno: una dote significativa, ma con cui «il Meis deve farsi carico, tra l’altro, di ingenti spese per la vigilanza – prosegue il presidente –. È un dato di fatto che il museo è considerato ‘sito sensibile’, basterebbe che fosse lo Stato a farsi carico di questo aspetto, legato alla sicurezza, per sgravarci di parecchie decine, e forse centinaia di migliaia di euro».
SIN QUI si parla dei soldi per la gestione; Disegni si dice invece fiducioso «che i fondi per il completamento del Museo, appostati a bilancio e deliberati dal Cipe, non siano messi in discussione». Ufficialmente, non teme espropri il vicesindaco Massimo Maisto, componente del CdA, che pure evidenzia la necessità «di tenere alta l’attenzione: se il governo dovesse tornare indietro, sarebbe molto peggio del Piano Periferie, visto che in ballo, per il lotto conclusivo, ci sono 20 milioni di euro. Nessuno, al momento, ci ha detto che verranno revocati». Senza prefigurare scippi o voltafaccia, e restando all’ordinario, Disegni conclude compensando l’ansia con «la soddisfazione per i risultati del primo anno: il 30% dei visitatori è arrivato dall’estero, non solo dall’Europa ma anche da Stati Uniti e Israele. Segno che la caratura del Museo nazionale è… internazionale. A questo punto – saluta – c’è bisogno di mettere più benzina nel motore».
Spunta il timore per il dietrofront sul progetto
I PADRI FONDATORI – Franceschini e Sgarbi firmarono la legge ‘bipartisan’. Il critico: «Le spese per la sicurezza devono essere pagate dallo Stato»
SCADE il prossimo 14 gennaio, la gara d’appalto per i nuovi lavori del Meis: quasi 10 milioni, per la realizzazione del nuovo ingresso su via Rampari di San Paolo (con bookshop e area didattica). Il cantiere partirà entro l’estate, e sarà completato in un anno e mezzo; nel frattempo, si dovrà chiarire il rebus sull’ultima fetta dello stanziamento, altri 20 milioni di euro, necessari alla realizzazione dei cosiddetti ‘libri della Torah’ che caratterizzano il maxi progetto. Vigili, e per certi versi tattici, i due ideali padri fondatori, Dario Franceschini e Vittorio Sgarbi (primi firmatari, nel 2003, della legge ‘bipartisan’ che ha istituito il Museo Nazionale dell’Ebraismo italiano e della Shoah). L’esponente del Pd resta, ora, alla finestra: «Colgo l’auspicio del presidente Disegni, e mi auguro che non ci siano dietrofront sul finanziamento dell’intero progetto».
SGARBI ricorda invece che la sua idea, nel 2002 (data del primo incontro in Municipio), «era per un memoriale della Shoah, non di un grande polo culturale, che ha ovviamente costi enormi di costruzione e poi di gestione. Potrebbe essere utile fare il punto sull’avanzamento dell’opera, con una commissione». Su un aspetto, però, Sgarbi si allinea con le dichiarazioni del presidente del Meis: «Le spese per la sicurezza del museo devono essere sostenute dallo Stato». Parlando poi del budget per la gestione, si aprono nuove strade: nei prossimi mesi, annuncia Dario Disegni, «verrà costituito l’American Friends of Meis, per attrarre donazioni deducibili dagli Stati Uniti. E la nostra azione di ‘fundraising’, anche per l’allestimento delle prossime mostre, verrà intensificata». La prima «dovrebbe aprirsi il 13 marzo – al presidente scivola un condizionale –; sarà dedicata alla presenza ebraica nel Rinascimento. Avremo opere del Mantegna e del Carpaccio». Alla parola Rinascimento, Sgarbi esulta: «Una mostra sul Rinascimento, con la lista Rinascimento che va al governo della città. Viva il Meis!».
Stefano Lolli
IL PREMIO
Un complesso ‘verde’ e ecologico
UNA TARGA dorata, da ieri, accoglie i visitatori del Meis: è il simbolo del ‘Green Historic Buildings’, la certificazione di sostenibilità che per la prima volta in Italia viene assegnata a un museo di nuova realizzazione. «Un complesso ‘verde’ e ecologico – dice il responsabile della Gbc –: le qualità maggiori sono nell’ambiente interno, nella sostenibilità dell’intero sito, nelle caratteristiche con cui ad esempio il 100% dell’alimentazione energetica proviene da fonti rinnovabili, o che durante la realizzazione il 97% dei materiali di demolizione sono stati riciclati». Nell’antico carcere del 1912, un museo dunque «esemplare e virtuoso», non solo per l’attività culturale.