Tributo degli intellettuali a Bassani. «In lui memoria e testimonianza»
«UN VOLUME quasi ultimativo, straordinario, con una carrellata di pensieri autorevoli e profondi sul tema della memoria, dell’impegno nella memoria e dell’impegno tout court». Il direttore delMeis, Simonetta Della Seta, ha introdotto così Gli intellettuali/scrittori ebrei e il dovere della testimonianza. In ricordo di Giorgio Bassani, presentato giovedì dalla curatrice, Anna Dolfi, e da alcuni dei saggisti che ne hanno sostanziato le pagine. Ecco, allora, Gianni Venturi, Marcella Ravenna, Portia Prebys, Silvana Greco e Giulio Busi ripercorrere i propri contributi al libro edito da Firenze University Press. «La memoria – dice Dolfi, tra le massime esperte dell’opera bassaniana – è soggetta a dimenticanze, trucchi, modificazioni: basti pensare a come la Shoah ci ha posti di fronte al rapporto tra la storia delle vittime e quella degli esecutori, tra archivi e testimonianze, tra le prove e la loro negazione, tra la storia colta e la finzione, la trasformazione romanzesca». Di qui l’interesse per Bassani, che Giulio Busi colloca «nella sparuta schiera degli autori italiani non immediatamente riconducibili alle caratteristiche stilistiche che tanto marcatamente delimitano il nostro Paese, facendone una piccola patria letteraria. La sua scrittura riesce a immagazzinare immaginario, risonanze non specifiche, eppure molto particolari. Un po’ come l’idea di fiabesco che a dodici anni, quando lessi per la prima volta Il giardino dei Finzi-Contini, colsi nel suo romanzo e che trovo sia una delle grandezze della sua prosa, uno degli aspetti più raccolti e meno visibili della sua ebraicità. Un modo di raccontare che introduce il lettore nei testi da una porta diversa. Una capienza, un leggero spostamento nei contenuti, che non riduce ai riferimenti direttamente ebraici, ma compare e scompare, riluce come talvolta la sabbia sull’arenile».