Tishabeav, piangere dopo duemila anni
Tishabeav – che cade il 9 del mese di Av e questo anno si commemorerà da mercoledì sera a giovedì – è uno dei momenti più tristi e dolorosi del calendario ebraico.Ricorda infatti la distruzione del Primo Tempio di Gerusalemme da parte delle truppe babilonesi di Nabucodonosor nel 586 a.e.v. e la distruzione del Secondo Tempio da parte del generale romano e futuro imperatore Tito nel 70 e.v. In questa giornata, oltre a dover osservare 25 ore di digiuno, in cui ci si astiene sia dal bere che dal mangiare, si seguono alcune norme che coincidono con quelle del periodo di lutto per la perdita di un congiunto. Sono evitati tutti i comportamenti che determinano gioia e sentimenti lieti, è vietato indossare scarpe di cuoio, non ci si può lavare o profumare. La giornata è segnata anche da particolari usanze all’interno del tempio: “Si rimuovono tutti gli arredi esterni, non si accendono le luci e in segno di lutto si svolgono le funzioni al lume di una candela. Non ci si siede sui banchi, bensì in terra, si recitano particolari elegie funebri e si legge il Libro delle Lamentazioni. In questa atmosfera mesta e buia è difficile rintracciare la bellezza e l’incanto che quell’ambiente di preghiera ha di solito. Nondimeno rimane il fascino di una comunità capace di piangere ancora dopo duemila anni per la perdita del proprio santuario, consapevole nel profondo che in quel luogo risiede in modo permanente ed eterno il centro della sua spiritualità”.* *Dal catalogo della mostra “Case di vita. Sinagoghe e cimiteri in Italia” (p. 81), al MEIS fino al 17 settembre 2023. (Nell’immagine, il multimediale presente nel percorso permanente “Ebrei, una storia italiana” che rievoca la distruzione del Tempio di Gerusalemme. Foto di Marco Caselli Nirmal) |
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