Sopravvissuta ad Auschwitz per scoprire il “peccato europeo” del nazionalismo etico
di Lucia Bianchini
Ebrea, donna, ungherese, è Agnes Heller, sopravvissuta ad Auschwitz, perseguitata sotto il comunismo ed oppositrice al governo di Orban, scomparsa il luglio scorso all’età di 90 anni, di cui Wlodek Goldkorn, giornalista e scrittore, ha tracciato un omaggio venerdì 4 ottobre al Meis, durante l’incontro ‘Contro ogni totalitarismo’ nell’ambito del festival Internazionale.
La filosofa ungherese nacque in un periodo in cui l’idea dominante era quella del positivismo, della scienza, infatti inizialmente si orientò su questo percorso di studi, arrivando poi alla filosofia grazie ad una lezione di Gyorgy Lukacs e avvicinandosi al marxismo. Non spiegò mai perché rimase affascinata da questo ambito. Ad affascinarla fu anche l’idea della casualità della vita, ideale opposto alle ferree leggi della visione marxista della storia.
“Per Agnes vi erano la filosofia, la politica, due ambiti che a suo parere non dovevano andare insieme, ma vi era soprattutto la bellezza del creato, motivo di frequenti litigi con il suo maestro Lukacs – ha raccontato Goldkorn -. Arriva poi alla teoria dei bisogni radicali, che sono amore e amicizia, e di quelli indotti, dal mercato, dal capitalismo, dalla società, abbandonando poi anche questa idea, tornano a quella della casualità della vita: non possono esistere leggi che spieghino ogni cosa”.
Altra tematica estremamente cara ad Agnes Heller era quella dell’identità: “Ogni persona ha molteplici identità, e lei stessa affermava che la sua identità dominante era ultimamente quella ungherese perché in contrasto con Orban – ha spiegato il relatore -. La nostra identità si definisce anche contro qualcuno che ha la nostra stessa identità, ma la considera più pura. Questo è un termine oggi abusato dai nazionalisti, e a queste idee negative dobbiamo opporre l’inclusione e l’apertura. Secondo Agnes il peccato europeo è stato il nazionalismo di stampo etico, che ha portato ai totalitarismi e al nazionalismo moderno”.