Primo Levi e i sogni con anima e corpo
Sognare con anima e corpo, disegnare nella mente una via di fuga, costruire una strada verso la libertà. Le poesie di Primo Levi sono intense, lapidarie, dolorose; raccontano liricamente l’incubo e il risveglio. Sono loro le protagoniste del concerto internazionale organizzato dal Museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah di Ferrara con la collaborazione del Comitato Nazionale per le Celebrazioni del Centenario della nascita di Primo Levi e la Comunità ebraica di Ferrara in occasione della Giornata Europea della Cultura Ebraica dedicata a “Sogni, una scala verso il cielo”, ospitato nella splendida Sala Estense.
“Abbiamo voluto portare a Ferrara questo concerto – ha introdotto il direttore del Meis Simonetta Della Seta – perché trovavamo significativo coniugare le poesie di Primo Levi al sogno, tema della giornata, come fece lui stesso. L’interpretazione in musica delle sue poesie è sicuramente un modo originale e potente di trasmettere il messaggio lasciatoci da Levi. E per il Meis è centrale contribuire alle celebrazioni del suo centenario”.
Ideato da Shulamit Ottolenghi, cantante cosmopolita di origine italiana ma israeliana d’adozione, il concerto Shemà riunisce dieci tra le più intime poesie di Primo Levi ed è stato musicato dal leader e trombettista della band newyorkese Klezmatics Frank London e dal pianista Shai Bachar, giunti in città per l’occasione. Il risultato è stato l’armonica mescolanza di suoni e parole che hanno fatto rivivere la preziosa eredità dell’opera di Levi in una maniera inedita e assolutamente immediata. La voce intensa di Ottolenghi ha dato una nuova e profonda interpretazione delle poesie immortali come Shemà, i cui versi sono risuonati inesorabili nel loro più profondo significato. I sogni di libertà e gli incubi della prigionia sono stati raccontati dagli assoli di piano e di tromba ricreando un’atmosfera onirica e sospesa che ha scosso e cullato allo stesso tempo il numeroso pubblico accorso.