‘Ponti di pace’, nuove frontiere del dialogo
«LE NUOVE frontiere del dialogo comportano la conoscenza delle reciproche diversità: cristiani ed ebrei non appartengono a realtà omogenee, devono capire innanzitutto da quali basi, non solo religiose, muove il loro confronto». Piero Stefani parte dal lavoro di Nathan Ben Horin, definito «protagonista dell’avvicinamento sotterraneo tra la Chiesa cattolica e lo stato d’Israele», per aprire il dibattito a più voci che, ieri al Meis, ha visto protagonisti rabbini, vescovi cattolici, vescovi luterani. L’iniziativa, intitolata ‘Ponti di Pace’, si iscrive nell’ormai lunga tradizione del dialogo interconfessionale promosso dalla comunità di Sant’Egidio. Il dialogo tra ebrei e cristiani, spiega ancora Stefani dopo il saluto del direttore del Meis Simonetta Della Seta, è particolare perché «l’identità non è simmetrica, e impone di sperimentare nuove frontiere». Sono intervenuti, nel corso della lunga conversazione, i rabbini Avichai Apel (Germania) e Daniel Sperber Bar (Ilan University, Israele), il vescovo luterano Jürgen Johannesdotter (Germania), il vescovo cattolico Michel Santier (Francia) e Oded Wiener, già Direttore Generale del Gran Rabbinato di Israele.