La Torah più antica del mondo dopo 30 anni celebra il bar mitzvah
Di Ada Treves
Grande festa a Biella per la comunità ebraica: nella piccola sinagoga settecentesca si celebra un bar mitzvah. A più di 30 anni dall’ultima maggiorità religiosa è un’occasione doppiamente speciale: un giovane americano è arrivato apposta per festeggiare leggendo dal «Sefer Torah di Biella». Il rotolo su cui è scritta la Bibbia non è solo il più antico al mondo ma, come spiega il sofer Amedeo Spagnoletto – lo «scriba» che lo ha restaurato – è «fatto di pergamene tutte coeve, cosa molto rara. Spesso qualcuna si deteriora e viene sostituita. Tutto il rotolo ha la stessa origine, è eccezionale». Lo ha confermato il Carbonio 14: il Geochronology Lab dell’Università dell’Illinois lo colloca fra il 1220 e il 1270, con una datazione del 1252. Il Sefer Torah di Biella è il più antico in mani ebraiche e, soprattutto, è il più antico Sefer Torah casher, ossia adatto all’uso per cui è nato. La presidente della Comunità ebraica locale, Rossella Bottini Treves, che tanto si è spesa per il suo recupero e la sua valorizzazione, dopo averlo riportato restaurato nella «sua» piccola comunità, lo aveva accompagnato dove era iniziata la sua storia. Proveniente dagli ebrei ashkenaziti cacciati dal regno di Francia nel 1394, era giunto in Piemonte con i primi insediamenti nel ‘400, quando gli ebrei con le attività creditizie e i banchi di prestito concessi dai Savoia operavano tra Vercelli e Biella. Esposto con grande onore al Musée des Antiquités di Rouen nella mostra «Savants e Croyants. Les Juifs d’Europe du Nord au moyen âge», era tornato a Biella per essere poi richiesto dal Museo dell’ebraismo italiano e della Shoah di Ferrara dove la direttrice, Simonetta Della Seta lo ha voluto come pezzo prezioso della mostra Il Rinascimento parla ebraico, curata da Giulio Busi e Silvana Greco. Arrivato a Biella per la eccezionale occasione tornerà subito a Ferrara, accompagnato dalla scorta che merita il suo enorme valore religioso ma anche artistico e culturale, per essere poi restituito alla sua comunità. Piccola ma piena di vita come la millenaria minoranza ebraica italiana di cui è parte.