La storia di Carlo Pitti, artefice del ghetto ebraico di Firenze
I retroscena sulla questione ebraica e la speculazione economica dei Medici: cause, ragioni e intrighi dietro la creazione del ghetto di Firenze.
Ne parla oggi martedì 18 giugno, alle ore 18, al Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah – Meis (Via Piangipane 81, Ferrara) l’archivista e paleografa Ippolita Morgese, che in Nessuno sa di lui (Le Lettere, Bagno a Ripoli, 2018) racconta, come fosse un romanzo, la storia privata e pubblica di Carlo Pitti, il magistrato cui fu affidato il compito di istituire il ghetto ebraico a Firenze (1571).
Introduce il direttore del Meis, Simonetta Della Seta, e dialoga con l’autrice la poetessa e critica letteraria Alba Donati.
Firenze 1567. La politica di accoglienza di Cosimo I verso gli ebrei muta all’improvviso. Per ottenere il titolo di Granduca, osteggiato dalle maggiori potenze europee, cede alle pressioni di papa Pio V, disposto ad appoggiare la sua richiesta in cambio della fondazione del ghetto. I primi gesti di conformità religiosa attuati da Cosimo sono la richiesta agli ebrei di indossare il segno sui propri abiti e una campagna contro i banchieri ebrei.
A operare dietro le quinte, firmando e producendo rapporti, inchieste, richieste e memoriali, è uno dei membri del Magistrato Supremo, l’organo giudiziario per eccellenza dello Stato Mediceo: Carlo Pitti.
Grazie al ritrovamento del suo archivio privato, Morgese ricostruisce il milieu dell’epoca, le abitudini, le tradizioni familiari e le usanze di vita nel secondo Cinquecento, che ha segnato la fine del lungo Rinascimento fiorentino, e il processo storico che ha portato all’istituzione del ghetto ebraico di Firenze.
È Pitti a ordinare il censimento degli ebrei che vivono in Toscana, a investigare sui banchieri ebrei che vi operano e a stilare la bozza del decreto per la loro espulsione. I suoi dossier portano Cosimo I a compiere il verdetto definitivo: la chiusura dei banchi ebraici, la cacciata degli ebrei, la creazione del ghetto a nord del Mercato Vecchio, fra le zone più ignobili e malfamate dell’epoca. Nel giro di quindici giorni Pitti chiude le trattative con tutti i proprietari, dirige i lavori del cantiere, decide il costo degli affitti per gli ebrei e studia i ghetti di Roma, Venezia, Ferrara e Mantova per regolare le norme di vita da stabilire in quello di Firenze.
L’incontro è a ingresso gratuito.