L’anima ebraica del Rinascimento

Stefano Lolli

FERRARA

‘AV’. PADRE. Nell’ultimo capolavoro della propria vita, La Sacra Famiglia e famiglia del Battista, Andrea Mantegna, per la prima volta, inscrive sulla tela una parola ebraica. Non è solo un esercizio di stile, ma la prova che i grandi pittori del Rinascimento erano contagiati da quella cultura «antica, arcana e un po’ misteriosa» che affascinava anche le Corti e i sapienti. Come Pico della Mirandola, che nei propri studi inserì anche quello della qabbalàh. L’epoca d’oro dell’umanesimo, la folgore che squarciava le brume del Medioevo, era figlia dunque di un vivifico contagio. Il Rinascimento parla ebraico: questo il titolo, e al tempo stesso la tesi, della grande mostra aperta da oggi al 15 settembre al Museo Nazionale dell’Ebraismo italiano e della Shoah. Un’esposizione, spiega Giulio Busi (curatore assieme a Silvana Greco), «che per la prima volta, e nel luogo giusto qual è il Meis, raccoglie opere letterarie, archivistiche e artistiche, accomunate dalla presenza della cultura ebraica».

UNA PRESENZA di cui, nel corso del vero e proprio viaggio tra scenografiche installazioni multimediali, teche con manoscritti e pergamene, capitelli e sarcofaghi, si intuisce l’incisività: i più grandi pittori del Rinascimento (e nelle sale, oltre alla tela del Mantegna, sono esposte opere di Carpaccio, del Sassetta, del Mazzolino) furono contagiati dall’ebraismo. «Quando si voleva caratterizzare il background di Gesù e della sacra famiglia – sorride Busi, citando anche riferimenti a Michelangelo e Raffaello –, lo si metteva in un’ambientazione ebraica, o si utilizzavano riferimenti espliciti». Ma non solo di scritti ed evocazioni era fatto quell’incrocio: gli ebrei, all’epoca, gestivano affari fiorenti, erano integrati nelle élite (la ghettizzazione arriverà solo dopo il 1550, anno entro il quale il percorso di questa mostra si arresta), e figure centrali della vita sociale.

UN CASO è quello di Gracia Nasi, donna tra le più influenti del Rinascimento, che proprio a Ferrara fece stampare la capitolare Biblia Espanola (aperta nella prima pagina in una delle sale allestite dallo studio Gtrf) a testimonianza della sua tenacia di portare in Italia e aiutare i “conversos”, gli ebrei costretti a camuffarsi da cattolici. Tra dipinti, miniature che sembrano animarsi sulle pareti, si caratterizza un rapporto sin qui poco indagato: «Senza il Rinascimento, anche l’ebraismo italiano non sarebbe quel ricco fenomeno culturale che conosciamo», prosegue Busi. Un fenomeno di cui Ferrara, aggiunge il presidente del Meis Dario Disegni, è «museo diffuso: così come la mostra offre un viaggio ideale nella storia, la città offre percorsi imprescindibili tra i luoghi, le sinagoghe, il Ghetto, i cimiteri».

MA RESTIAMO nelle sale, dove trovano posto pezzi rarissimi: se il Mantegna è il biglietto da visita, fondamentali sono l’Aron Ha-qodesh, la spettacolare arca santa lignea di fine Quattrocento, che per la prima volta rientra in Italia grazie al prestito del Museo Ebraico di Parigi. O i rotoli del sefer torah più antico del mondo, che risale al 1250, e che ancora oggi è in uso alla sinagoga di Biella. Culture e identità si incrociano, in quella «che non però è la storia di una minoranza, ma una storia autenticamente italiana, profonda e luminescente», conclude Busi, davanti alla riproduzione della Madonna Roverella. Capolavoro di Cosmé Tura che ha subìto, come il popolo ebreo, una diaspora. Le parti della celestiale pala d’altare, smembrata, sono oggi tra il Louvre, la Galleria Colonna di Roma, e la National Gallery di Londra che conserva quella in cui la Vergine e il suo coro di angeli poggiano su colonne con iscrizioni in ebraico.

Altri contenuti

L’impegno del MEIS per i territori colpiti dall’alluvione

L’impegno del MEIS per i territori colpiti dall’alluvione

Biblioteche, archivi, luoghi di cultura e del cuore.  Il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah-MEIS di Ferrara ha attivato una raccolta fondi da destinare al patrimonio culturale colpito dall’alluvione che si è abbattuta nei giorni scorsi.  Da maggio a dicembre 2023, il 20% dei proventi derivati dalla vendita dei prodotti editoriali del MEIS, acquistati […]
Shavuot 5783 – Il MEIS in fiore

Shavuot 5783 – Il MEIS in fiore

In occasione della festa ebraica di Shavuot, il MEIS e la Comunità Ebraica di Ferrara – in collaborazione con Wildflowers Lab – propongono una serie di iniziative che richiamano una delle più affascinanti tradizioni di questa celebrazione: quella di decorare con tanti fiori profumati le sinagoghe. Spiega il Direttore del MEIS Amedeo Spagnoletto: “Abbiamo deciso […]
22 maggio – Evento in presenza al MEIS

22 maggio – Evento in presenza al MEIS

Cosa ci racconta una racchetta custodita con cura per anni dalle famiglie ebraiche ferraresi? Cosa si nasconde dietro un’infinita serie di partite di tennis giocate con amici e parenti all’ombra del Castello Estense? A svelarcelo è il nuovo libro di Ermanno Tedeschi “Una racchetta da tennis racconta. Ricordi familiari della Ferrara ebraica” (Zamorani, 2023) che verrà presentato lunedì […]
Il MEIS al Salone del Libro di Torino

Il MEIS al Salone del Libro di Torino

Il 22 maggio alle 16.30, il MEIS sbarca al Salone del Libro di Torino (Lingotto Fiere – Sala Gialla, PAD 2) con il progetto REMEMBR-HOUSE, realizzato in collaborazione con la Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura. Interverrà Sara Gomel, filosofa, educatrice e scrittrice, che introdurrà il tema della Casa dal punto di vista della filosofia per ragazzi. REMEMBR-HOUSE, sostenuto dall’Unione […]
18 maggio – 18.30 EVENTO ONLINE

18 maggio – 18.30 EVENTO ONLINE

Proseguono le iniziative di #ITALIAEBRAICA, il progetto che riunisce i musei ebraici italiani. La serie di incontri online (sulla piattaforma Zoom), giunta ormai alla terza edizione, ruota attorno alle affascinanti storie degli oggetti custoditi nelle collezioni dei musei. Ricordi di famiglia, testimonianze delle comunità ebraiche italiane, usi e costumi si intrecceranno assieme: a fare da fil rouge la frase del […]