Ferrara, pagine di cultura e identità. Il libro ebraico protagonista
Un appuntamento che è oramai una tradizione per il pubblico ferrarese e non solo: la Festa del Libro ebraico è tornata in queste ore in città con tanti appuntamenti al Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah e con un ultimo grande incontro a teatro con lo scrittore israeliano David Grossman. “La Festa del Libro Ebraico giunge quest’anno alla decima edizione. È un’iniziativa nata prima dell’apertura del Meis, che oggi è un laboratorio di ebraismo, di valori, di pensieri e di cultura”, ha sottolineato in apertura il direttore del Museo Simonetta Della Seta. “La Festa è un evento centrale per noi. – ha aggiunto il presidente del Meis Dario Disegni- Ho detto più volte che il termine ‘museo’ in realtà è abbastanza riduttivo per questa realtà. Questo è un grande polo culturale, di riflessione, dibattito e ricerca sui temi che riguardano l’ebraismo e l’ebraismo nella società contemporanea. Diamo una grande importanza a tutte le occasioni come quella di oggi e a tutte quelle che nel corso dell’anno si dipanano, con cadenza quasi settimanale, in questa sala di discussione e di confronto”.
A inaugurare la giornata, molto partecipata, le presentazioni di Gabriella Steindler Moscati del suo La mia vita incisa nell’arte. Una biografia di Emma Dessau Goitein (Mimesis, Milano, 2018) in dialogo con la storica dell’arte Martina Corgnati. Un’altra biografia è stata al centro del secondo appuntamento: Rita Levi Montalcini. La signora delle cellule (Pacini Fazzi, Lucca, 2018) firmato da Marcella Filippa che ne ha discusso con il genetista e scrittore Guido Barbujani. Un impegno controcorrente: Umberto Terracini e gli ebrei, 1945-1983 (Zamorani, Torino, 2018) di Marta Nicolo ha chiuso la prima parte della mattinata.
Ad animare la seconda parte della mattinata la presentazione del libro di Alain Elkann, Anita, con Vittorio Sgarbi a raccontare le sue impressioni sul libro, dialogando con l’autore. A chiudere, l’applaudito incontro con Giovanni Grasso sul suo Il caso Kaufmann (Rizzoli, Milano, 2019), in una conversazione con la storica Anna Foa. “Un libro che ho molto amato. Un romanzo storico che permette di capire molte tra cui come si diventa nazisti”, ha sottolineato Foa, che su Pagine Ebraiche aveva approfondito il significato del libro, definendolo: “forte nella descrizione del clima razzista che cresce, delle violenze antiebraiche, dei pettegolezzi che si trasformano in pericolose delazioni, in un racconto che ci dice sul clima di consenso ad Hitler più di molti libri di storia. Forte, nella descrizione del degrado crescente delle coscienze degli individui, del controllo e della delazione, della violenza del potere, della vasta complicità delle masse”.