Domani al Meis Gitai e il progetto su Gracia Nasi

Domani alle 17 al Meis di Ferrara (in via Piangipane, 81), il regista israeliano Amos Gitai, ben noto alle platee internazionali di Cannes e di Venezia, presenterà in anteprima il suo nuovo progetto cinematografico, un film su Doña Gracia Nasi, la business woman che nel Rinascimento scelse la città estense per tornare alla propria cultura-madre: l’Ebraismo.

Suoi interlocutori in lingua inglese – tradotta per il pubblico in simultanea – la direttrice del Meis, Simonetta Della Seta, ed il giornalista e scrittore Alain Elkann, genero di Agnelli.

Durante la sua permanenza a Ferrara, Gitai si occuperà delle location della pellicola, in vista delle future riprese.

Da oltre quarant’anni indaga con la macchina da presa la complessità dell’identità ebraica e israeliana nell’ambito delle sue radici umane, culturali, filosofiche ed economiche; suo desiderio è illustrare i motivi che lo hanno spinto a puntare i riflettori sulla vita di Doña Gracia, straordinario personaggio femminile che,

all’inizio del ‘500, animò anche la vita ferrarese.

Qui, grazie all’apertura di vedute e lungimiranza dei Duchi d’Este – molto simile a quella del Doge della Serenissima nei confronti degli Ebrei, della loro residenza e lavoro in laguna, ebbe il coraggio di riavvicinarsi all’Ebraismo, religione che la sua famiglia – di antico casato ebraico e proveniente dalla Spagna e poi dal Portogallo – aveva dovuto abbandonare dopo l’editto di espulsione degli Ebrei, firmato da Isabella e Ferdinando di Castiglia nel 1492 – l’anno della scoperta del Mondo nuovo, l’America.

Quando Gracia morì, a venir meno fu una donna influente e rispettata, combattiva e mai rassegnata di fronte alle avversità, consapevole dei propri privilegi eppure intensamente devota, un’imprenditrice ante litteram abile e piena di risorse, vera leader della diaspora sefardita e generosa benefattrice delle imprese ebraiche, autentica incarnazione della solidarietà appassionata tra esuli.

Dopo l’incontro del pomeriggio al Meis, Amos Gitai proseguirà il suo incontro con l’anima di Ferrara, presentando in versione originale sottotitolata, la sera alla sala Boldini (in via Previati, ore 21), Tsili, una pellicola presentata fuori concorso alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nel 2014.

Con essa il cineasta aveva proseguito l’indagine sui concetti di casa, identità e appartenenza realizzando un film rarefatto, raffinato, ma, al contempo, non meno duro. Ancora una donna ebrea al centro del film.

Tsili è il nome della giovane che, negli anni Quaranta del secolo scorso, si nasconde in un bosco alla periferia di Czernovicz, dopo che i suoi parenti sono stati deportati nei campi di concentramento.

Con l’istinto di un animale, si costruisce un nido in piena zona di combattimento e sopravvive.

Poi arriva Marek, che scopre il suo nascondiglio. Si rivolge a lei in yiddish e, quando capisce che anche lei è ebrea, si trasferisce nel rifugio di Tsili. Un giorno Marek va al villaggio in cerca di cibo, ma non torna più. All’improvviso la guerra finisce e la ragazza lascia la sua tana. Incontra i sopravvissuti dei campi e insieme si dirigono verso una barca, che li porterà in un’altra terra…

Maria Cristina Nascosi

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