Dal Meis alla cucina ‘kasher’, il turismo ferrarese punta sull’ebraismo

CITTÀ d’arte, di cultura e di ebraismo. Ferrara non lo è certo da oggi, ma almeno dal 1492 – data dell’invito rivolto dagli Estensi ai sefarditi di Spagna e Portogallo –, ma con la recente inaugurazione del Meis gli orizzonti si allargano. Soprattutto quelli turistici. Di qui la decisione del Comune di commissionare alla Trademark di Rimini uno studio sull’attrattività collegata appunto alla storia e alla cultura ebraica: «L’apertura delMeis – ha esordito il vicesindaco Massimo Maisto nel convegno di giovedì alla Sala Estense –, rappresenta una novità senza paragoni nella politica culturale e turistica di Ferrara degli ultimi dieci anni». Non è, tuttavia, un traguardo: anzi di qui, e sulla scorta dello studio illustrato agli operatori del settore, si può crescere e investire. «Un museo, per quanto grande e culturalmente di livello, non basta da solo – ha proseguito Maisto, affiancato dalla direttrice del Meis Simonetta Della Seta e dal presidente della Comunità Ebraica Andrea Pesaro –: l’intera città deve essere parte integrante e propulsore del Museo nazionale dell’Ebraismo italiano e della Shoah».

I NUMERI, tuttavia, parlano di prospettive rilevanti. Nello scenario europeo, ha evidenziato la Della Seta, «il Meis di Ferrara risulta il primo esempio di museo nel nostro Paese che presenta aspetti e caratteristiche paragonabili a quelle dei principali poli culturali europei dell’ebraismo, come lo Jüdische Museum di Berlino (1 milione di visitatori nel 2016), il Museo Ebraico di Praga (600 mila visitatori), il Museo Polin di Varsavia (350 mila visitatori), lo Joods Historisch Museum di Amsterdam (325 mila visitatori)». In merito alle potenzialità per gli imprenditori, dallo studio emerge come l’86% degli albergatori ferraresi coinvolti, abbia già ospitato clientela ebraica in passato: i paesi di provenienza più rappresentati sono Israele (per il 67%), Stati Uniti (33%). Est Europa (Polonia e Repubblica Ceca per il 17%). Importante anche comprendere la propensione ai consumi culturali, la conoscenza dell’ebraismo, la notorietà della città di Ferrara e capire il grado di attrattiva che il Meis gode nella percezione dei turisti; da un’indagine su campione di oltre 2.300 italiani, emerge che oltre 2 italiani su 5 (il 43%) sono già stati in passato (33%) o recentemente (10%) a Ferrara. Per quanto riguarda la prospettiva di una visita futura, il 72% degli italiani risulta molto (26%) o abbastanza (46%) propenso a farla. Questa quota raggiunge l’82% nel Nord-Est e l’80% nel Sud. Per quanto riguarda la conoscenza della cucina ‘kasher’, sei italiani su 10 ne hanno sentito parlare (47%) o sono in grado di distinguerla (13%). Infine il ‘target’ di potenziali fruitori che Ferrara punta a conquistare anche grazie al lancio delMeis: interessante il segmento dei giovani, compresi i cosiddetti ‘millennials’ (nati a cavallo del 2000), la valorizzazione del turismo scolastico e, per quanto riguarda la stagionalità dei flussi, l’appeal di mesi come luglio e agosto.

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