La morte, più che ogni altro momento, rende uguali tutte le creature. Pochi altri fenomeni dell’esistenza umana hanno trovato una definizione tanto estesa e sviluppata attraverso usi e osservanza di regole, presso ogni fede ed ogni cultura.
Nell’ebraismo, la Torah e la letteratura rabbinica sono la principale fonte di questo bagaglio di leggi e consuetudini.
Le regole del lutto ebraico si sviluppano su tre direttrici principali. Gli atti compiuti per dare onore a colui che lascia questo mondo, fra essi il lavaggio rituale e una degna sepoltura; le manifestazioni di dolore dei parenti più prossimi e le espressioni di cordoglio, vicinanza e consolazione per coloro che piangono i loro cari.
Il lutto più rigoroso è previsto per la perdita di sette tipologie di parenti stretti: i genitori, i figli, fratelli e sorelle e per il coniuge.
La morte di un congiunto crea una frattura che scardina gli equilibri e provoca uno sconquasso che investe tutta la famiglia. Un passo del Talmud lo paragona ad un mucchio di sassi: quando uno viene rimosso, tutti gli altri si muovono in modo disordinato fino a che non trovano un nuovo assetto (T.Y. Moed Qatan 3:7).
Per questo, il lutto è concepito nella tradizione ebraica anche come un percorso di resilienza che ripristina l’equilibrio.
Bisogna infatti rispettare delle pratiche particolari durante tre diversi periodi di tempo: la prima settimana di lutto, il primo mese e il primo anno. Con il passare del tempo si allentano progressivamente i divieti.
Nei primi sette giorni dal trapasso ai congiunti è proibito svolgere la consueta attività lavorativa e sarebbe preferibile non uscire di casa se non per esigenze essenziali. Nel primo mese si continuano ad avere delle limitazioni: non si possono indossare degli abiti stirati e gli uomini devono farsi crescere la barba.
Nel caso della perdita dei genitori, le manifestazioni di lutto terminano al completamento di un anno dalla morte, durante il quale ci si astiene dalla partecipazione a ogni evento che rechi gioia e in generale da situazioni caratterizzate da leggerezza.
Il lutto così scandito mira a ricreare con lentezza quel tessuto di rapporti che la morte ha lacerato in profondità