Il calendario ebraico è definito lunisolare, perché a determinare il suo ciclo intervengono le fasi di entrambi gli astri.
L’anno ordinario è scandito dall’alternarsi di 12 mesi di 29 o 30 giorni, l’anno può quindi essere composto da 353 o da 355 giorni.
Il totale dei giorni dell’anno solare è invece di 365 o 366, il recupero degli 11 giorni di differenza fra i due calendari avviene con l’inserimento di un tredicesimo mese chiamato Adar secondo, per sette distinti anni in un ciclo di 19. In quel caso l’anno è definito embolismico.
La conta degli anni ha inizio in corrispondenza con la data della Creazione del mondo – o più precisamente dal sesto giorno quando venne creato l’essere umano – ed è il frutto della somma convenzionale fatta dai maestri prendendo in considerazione gli episodi e la lunghezza dei giorni vissuti sulla terra dai principali protagonisti del racconto biblico.
Molte festività ebraiche celebrano le stagioni e il raccolto. Ad esempio Pesach, la pasqua, è anche ricordata nella Torah come festa della primavera.
Il novilunio – capo mese – è celebrato con solennità nel mondo ebraico, con lodi e preghiere specifiche, è ritenuto un momento conveniente al rinnovamento della persona e all’adozione di buoni propositi.