COMACCHIO, FERRARA E DELTA DEL PO
Perché pianificare un viaggio nella provincia ferrarese? Per vivere esperienze sempre diverse. Scoprendo la natura straordinaria del Parco del Delta del Po, dove vivono e si riproducono oltre 300 specie di uccelli, tra cui il fenicottero rosa, visitando gli affascinanti centri storici di Ferrara, “culla del Rinascimento”, e Comacchio, una “piccola Venezia”, e conoscendo da vicino le antiche tradizioni legate alla pesca, alla lavorazione dell’anguilla e alla produzione del sale nelle Valli di Comacchio. Ma questo è solo l’incipit di un lungo elenco di attrattive che rendono appassionante la vacanza in un territorio strettamente legato al fiume Po, caratterizzato da zone umide, uniche in Italia, dove la natura si è divertita a plasmare l’ambiente, a modificarne i colori, a generare vita, facendo uso di un solo elemento: l’acqua, che disegna e ridisegna, ogni giorno, i profili di un paesaggio capace di riservare continue sorprese e suggestioni a chi si avventura alla sua scoperta. Oltre a una storia artistica di indubbio valore, il territorio di Ferrara, Comacchio e il Delta del Po è conosciuto anche per le sue bellezze naturali, che spaziano dalle ampie zone agricole alle valli salmastre, fino alle lunghe spiagge sabbiose sul Mare Adriatico. Inoltre, su gran parte della provincia si sviluppa l’area del sito Unesco iscritto nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità con la denominazione Ferrara, città del Rinascimento e il suo Delta del Po: il sito annovera, oltre alla città storica di Ferrara, capoluogo dalle perfette geometrie urbane, anche la vasta pianura lungo i rami del Po fino al Delta, caratterizzate da diverse residenze ducali note come Delizie Estensi e dalle adiacenti zone bonificate, che costituiscono un paesaggio culturale e naturale esclusivo. Il territorio offre anche un vasto paniere di eccellenze enogastronomiche, in grado di soddisfare ogni palato, e un ricco palinsesto di sagre ed eventi di arte, cultura e folclore distribuiti durante tutto l’anno, per rendere speciale il viaggio in qualsiasi stagione. E per vivere un’esperienza autentica e ancora più immersiva, cosa è meglio di una bicicletta, lo strumento ideale per muoversi tra scenari incomparabili pedalando per centinaia di chilometri, sempre in piano, da Cento a Comacchio, dall’entroterra al mare. Il paesaggio orizzontale e privo di altitudini agevola, infatti, le escursioni in bici, favorite dalla presenza di una formidabile rete di percorsi cicloturistici (adatti anche alle famiglie), che coprono l’intera provincia e si snodano tra le città e le campagne, le lagune e le valli, il silenzio delle oasi naturalistiche del Parco del Delta del Po e la vivacità della costa. Ogni itinerario è un vero e proprio viaggio nel viaggio, che consente di assaporare sino in fondo il territorio ferrarese, magari abbinando “le pedalate” con i natanti che conducono nei labirinti del Delta. L’accoppiata “barca e bici” è una soluzione praticabile, ad esempio, nei Lidi e nelle Valli di Comacchio, oppure percorrendo la Destra Po, la ciclovia che accompagna il corso lento e solenne del Grande Fiume nei suoi ultimi 100 km fino al mare, dalla Rocca Possente di Stellata ai porti di Goro e Gorino, da cui partono le escursioni in motonave nel Po o nella Sacca di Goro. Ma la bici si rivelerà perfetta anche per girare tra i vicoli di Ferrara, dove si può perfino pedalare sulle antiche Mura estensi (percorribili sul terrapieno oppure nel vallo, in basso), che per 9 km abbracciano il centro storico, immerse nel verde di alberi e prati.
Baluardi, torrioni, cannoniere e i varchi di Porta Paola a sud, Porta San Giovanni a est e Porta degli Angeli a nord, si succedono nella cinta muraria che abbraccia il centro storico di Ferrara, in cui le impronte rinascimentali si sovrappongo a quelle medievali, restituendo un insieme di grande fascino perfettamente conservato, protetto dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità. Artefici dello sviluppo urbano di Ferrara furono i duchi d’Este, che hanno governato sulla città emiliana per oltre tre secoli, dal tardo XIII secolo fino al 1598, rendendola uno dei centri culturali più importanti d’Europa. Gli Estensi chiamarono alla loro corte i più noti artisti, scienziati e letterati del periodo (tra cui Torquato Tasso e Ludovico Ariosto, sepolto a Ferrara nella Biblioteca Ariostea), ma anche illustri architetti come Biagio Rossetti, il quale, convocato da Ercole I nel 1492, realizzò l’Addizione Erculea (o Rinascimentale, il raddoppiamento urbano della città voluto dal duca), che fece di Ferrara la città europea più moderna dell’epoca. Passeggiando a piedi e in bici nel centro storico, si resta affascinati dagli stretti vicoli e e le tortuose strade medievali, che richiamano a un tempo di dame e cavalieri, e ci si stupisce dinanzi alla ricchezza di palazzi sfarzosi, chiese monumentali e importanti musei racchiusi dentro le Mura estensi. Al centro della città medievale si erge la superba Cattedrale romanico-gotica (XII secolo), dall’originale facciata in marmo rosa a tre cuspidi, impreziosita da fantasiose sculture simboliche. Molti dei suoi preziosi oggetti, tra cui celebri dipinti di Cosmè Tura e la scultura di Jacopo della Quercia, sono conservati nel Museo della Cattedrale che si trova in Via San Romano, vicino a Piazza Trento Trieste, la piazza tra le più grandi della città. All’ombra del campanile della cattedrale, invece, insiste, il Ghetto ebraico, memoria di una comunità segregata dal 1627 all’Unità d’Italia, dalle misteriose e silenziose stradine che confluiscono nell’antica Via delle Volte, caratterizzata da circa 2 km di arcate e passaggi sospesi. Completato il percorso di scoperta della Ferrara ebraica con le visite al Cimitero Ebraico, dove in una tomba realizzata da Arnaldo Pomodoro riposa il grande scrittore Giorgio Bassani, e al Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah – MEIS, si può fare ritorno in Piazza della Cattedrale e da qui incamminarsi in direzione dell’imponente mole rossa del Castello Estense (www.castelloestense.it), dotato di quattro torri angolari che si affacciano sull’ampio fossato d’acqua e di un passaggio coperto che lo collega al Palazzo Comunale. Sorto nel 1385 come fortezza militare, il Castello dal 1450 si trasformò in una reggia signorile, mentre ora costituisce una delle più importanti istituzioni museali della città, insieme ad altri prestigiosi edifici: a Palazzo Costabili si visita il Museo Archeologico Nazionale in cui sono conservati i reperti provenienti dalla città etrusca di Spina; al Museo di Casa Romei si entra in contatto con uno degli esempi meglio conservati di residenza signorile, in cui elementi medievali convivono in armonia accanto ad altri rinascimentali, mentre a Palazzo Schifanoia, luogo di delizia della famiglia d’Este (attualmente chiuso per restauro), si ammira il ciclo di affreschi pagano più grande d’Europa, realizzato nel XV secolo dai massimi esponenti della scuola di pittura ferrarese. A metà del Corso Ercole I d’Este, su cui si apre l’Addizione Erculea, si staglia, invece, il Palazzo dei Diamanti, famoso per il bugnato in marmo che ne ricopre la facciata. I suoi interni sono un inno alla bellezza, grazie anche alle prestigiose mostre organizzate dalla Fondazione Ferrara Arte e ai capolavori di artisti ferraresi di fama mondiale, come Cosmè Tura, Ercole de’ Roberti, il Garofalo e il Bastianino, esposti al piano nobile, nella Pinacoteca Nazionale di Ferrara.
MUSEO NAZIONALE DELL’EBRAISMO ITALIANO E DELLA SHOAH – MEIS
Tra le tappe ferraresi da non mancare c’è il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah – MEIS che, oltre a rappresentare un interessante esempio di riqualificazione architettonica (la struttura che ospita il museo era il carcere cittadino), offre un ricco menù di appuntamenti culturali. Nei prossimi mesi, prosegue la prima parte del percorso espositivo Ebrei, una storia italiana. I primi mille anni, che comunica in modo originale l’unicità della storia dell’ebraismo italiano, descrivendo come si sia formato e sviluppato nella penisola dall’età romana al Medioevo, tra migrazioni, schiavitù, integrazione e interazioni feconde, intolleranza religiosa e persecuzioni. Dal 30 ottobre è allestito Il giardino che non c’è dello scultore israeliano Dani Karavan, con opere site-specific, modellini e video-installazioni ispirati al celebre romanzo di Giorgio Bassani Il giardino dei Finzi-Contini, di cui viene esposto al MEIS il manoscritto originale. E dal 14 marzo 2019, l’itinerario museale prosegue con la grande mostra Il Rinascimento parla ebraico, a cura di Giulio Busi, per raccontare quella straordinaria stagione culturale attraverso il dialogo tra la società maggioritaria cristiana e gli ebrei italiani. Tra i motivi che rendono irrinunciabile una visita al MEIS ci sono anche lo spettacolo multimediale Con gli occhi degli ebrei italiani, che narra 2.200 anni di storia e cultura italiana in 24 minuti, attraverso lo sguardo degli ebrei, e il Giardino delle Domande, dove piante di alloro, mirto, timo, lavanda e maggiorana aiutano a comprendere le regole della casherut, la normativa ebraica sull’alimentazione (www.meis.museum).