Giorgio Perlasca nacque a Como il 31 gennaio 1910. Ventenne aderì al Partito Nazionale Fascista partecipando alla Guerra d’Etiopia e alla Guerra civile in Spagna. Si allontanò in seguito dal partito non condividendo la politica adottata e la promulgazione delle Leggi razziali. Dopo lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale venne inviato nell’Europa dell’Est come incaricato d’affari per comprare carne per l’Esercito italiano. L’8 settembre del 1943, giorno dell’Armistizio, dopo aver rifiutato di aderire alla Repubblica Sociale Italiana, venne internato a Budapest.
Perlasca riuscì allora a fuggire e trovò riparo presso l’Ambasciata Spagnola, grazie ad un documento ricevuto al momento del congedo dalla Spagna. È a quel punto che la sua vita cambiò per sempre: assieme al diplomatico Ángel Sanz Briz, decise di collaborare per procurare salvacondotti proteggendo gli ebrei ungheresi perseguitati dai nazisti.
A fine novembre quando Sanz Briz deve lasciare la città, Perlasca prese in mano la situazione, spacciandosi per suo sostituto e riuscendo, in qualità di diplomatico, a bloccare i rastrellamenti delle case protette. Da dicembre 1944 a gennaio 1945, rischiò ogni giorno la sua vita spacciandosi per eminente diplomatico spagnolo e salvando migliaia di ebrei ungheresi rifugiati nelle case protette. Dopo la guerra, per molti anni, non ha raccontato pubblicamente la sua azione eroica; a svelarlo saranno delle donne ungheresi che aveva tratto in salvo. È riconosciuto dallo Yad Vashem di Gerusalemme come Giusto tra le Nazioni. È scomparso nel 1992 a Padova.