Bassani rivive a teatro nella storia di Geo Josz

di Giuseppe Malaspina

L’effetto disturbante che suscita il ritorno del testimone di una tragedia. È ispirata a un racconto tratto dalla raccolta ‘Cinque storie ferraresi’, la pièce teatrale ‘Una lapide in via Mazzini’, promossa dalla Fondazione Giorgio Bassani, in collaborazione con Meis, il Museo del Risorgimento e della Resistenza, e l’associazione Arch’è. Il lavoro del docente di Letteratura italiana all’Università di Parma Carlo Varotti, che ha curato regia e adattamento teatrale, andrà in scena sabato 25 gennaio alle 21, in Sala Estense. Una rappresentazione che ricalca la condizione drammatica e al contempo grottesca di Geo Josz, personaggio del racconto di Bassani alle prese con una comunità che prova disagio ad accettare la sua presenza in città. «La storia – ha spiegato Varotti – è una riscrittura radicale del racconto, con l’intenzione di rappresentare un personaggio dal suo punto di vista. Un lavoro di trasposizione dove sono vive le sue emozioni. Dopo al suo ritorno, alla fine della guerra, trova il proprio nome su una lapide, e si rende conto che la sua è la situazione indefinita del sopravvissuto. Così, si confronta con una città che non vede l’ora di dimenticare». Nella pièce trovano quindi posto gli interpreti Carlo Varotti e Sabrina Bordin, le voci fuori campo di Saverio Mazzoni e Roberto Scaglianti, oltre alla regia tecnica, la musica e le immagini di Alessandro Pirotti. «Lo spettacolo – ha proseguito Varotti – è articolato in un prologo, un epilogo e cinque brevi capitoli drammaturgici. C’è una voce che introduce lo svolgimento dell’azione, e un’altra che rappresenta lo zio del protagonista e che è stata inserita in quanto ferrarese doc, come omaggio a una città verso la quale è presente un rapporto conflittuale». Lo spettacolo costituisce il secondo capitolo di una trilogia a cura di Varotti, cominciata nell’aprile dello scorso anno con ‘Gli occhiali d’oro’. A questo proposito, Antonella Guarnieri, della direzione del Museo del Risorgimento e della Resistenza, ha sottolineato che «continua una collaborazione virtuosa attraverso il lavoro teatrale per ricordare l’impegno di Giorgio Bassani». Lavoro a cui seguirà il prossimo 4 marzo in Sala Estense, una rappresentazione di ‘Una notte del ’43’. «Spettacolo con cui si concluderà – ha aggiunto Varotti – la trilogia dell’esclusione. Sono tre, infatti, le forme di esclusione a essere rappresentate. Dal tema dell’omosessualità a quello della malattia, e a quello della condizione ebraica». L’attrice Sabrina Bordin si è soffermata sull’aspetto interpretativo della pièce. «Nello scorso spettacolo ‘Gli occhiali d’oro’ – ha illustrato – il mio personaggio era quello della signora Lavezzoli. Qui, invece, interpreto un doppio ruolo. Sono la memoria storica che sottolinea un vissuto di sofferenza e una voglia di tornare a raccontare le persecuzioni subite dagli ebrei. E poi c’è il ruolo della madre del personaggio». I biglietti sono acquistabili in Sala Estense, prima dello spettacolo.

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