Anche il Meis nella MyFe card
FORMALMENTE e fisicamente è una carta. Sostanzialmente è molto altro. La MyFe card, è molto più di un pezzetto di carta plastificata, e sostanzialmente funziona come «un portale di accesso alla città», uno strumento che, oltre a garantire una sostanziosa gamma di scontistica nei diversi musei
della città, traccia un itinerario ideale fra le meraviglie della città estense. Ma l’aspetto «più interessante e innovativo, è che funge da traino per i musei minori che vengono valorizzati: una sorta di carta d’identità di Ferrara che, negli anni, è servita a rilanciare la città anche fuori le mura e a coinvolgere molte realtà».
A CONFERMARLO è il vice sindaco Massimo Maisto, che aggiunge: «Ci sono tre nuove notizie positive, che mirano all’ampliamento non solo dei servizi, ma degli enti del circuito MyFe card: il rientro della Pinacoteca (si sta lavorando per un biglietto unico ‘Diamanti’ che prevederebbe con un solo ticket l’ingresso alle mostre e la visita alla Pinacoteca nazionale); l’allargamento ad altri attori attivi sul territorio, anche di natura privata, (5 ristoranti 1 cinema, 3 negozi di noleggio biciclette e 2 attività commerciali, per citarne alcuni), ma soprattutto l’integrazione del Meis fra i siti coinvolti nel pacchetto della card». Dunque, d’ora in poi, i turisti in possesso della MyFe card, potranno accedere al museo ebraico con una riduzione di due euro sul costo del biglietto. Sul punto, la direttrice del museo nazionale dell’ebraismo e della Shoah, Simonetta Della Seta (foto) assicura che «non potevamo, come Meis, non aderire a questa iniziativa. La direzione in cui il museo deve andare è chiara: il Meis deve diventare un luogo della città e per la città». Secondo Della Seta, «è fondamentale che sempre di più si lavori per il radicamento sul territorio, soprattutto in ragione del fatto che un’istituzione culturale come la nostra richiama una tipologia di pubblico, un po’ diversa da quella che abitualmente frequenta la nostra città. Dunque è un valore aggiunto che va ad inserirsi in un contesto culturale sempre più florido e differenziato. Noi, siamo dell’idea che il museo debba essere aperto e diffuso e in stretto contatto con la comunità ebraica».
Federico Di Bisceglie