Amos Gitai: «A Ferrara cercando Doña Gracia»

dal nostro inviato

FERRARA

Doña Gracia è stata una figura straordinaria, coraggiosa, che 500 anni fa è riuscita a contrastare il potere degli uomini e a combattere per un ideale. Sono qui per ritrovare i suoi luoghi e le sue atmosfere». Amos Gitai approda da Tel Aviv nella Ferrara ebraica, visita la sinagoga di via Mazzini, l’area tra via Vittoria e via Vignatagliata, dove si chiudevano i cancelli del ghetto, cammina tra case in cotto e palazzi rinascimentali. Invitato dal Meis, il Museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah Gitai, uno dei registi israeliani più celebri e controversi per la sua costante denuncia delle ingiustizie sociali e l’impegno sul fronte antimilitarista, fa i primi sopralluoghi in vista delle riprese del film su Doña Gracia Nasi. Grazie all’apertura dei Duchi d’Este la nobildonna si riavvicinò all’ebraismo e dedicò la vita al riscatto degli ebrei perseguitati in Europa.

«È stata Isabelle Huppert a convincermi – racconta Gitai – quattro anni fa è venuta in Israele con i suoi tre figli, è arrivata fino a Tiberiade dove finisce la storia di Doña Gracia e poi mi ha detto, allora lo facciamo questo film? Ho cominciato a documentarmi a raccogliere materiale e sono qui perché a Ferrara questa donna ha vissuto forse l’unico momento tranquillo della sua vita da ebrea. E in questo periodo in cui nel mondo risorgono razzismo e antisemitismo penso che abbia molto da dirci, anche per il futuro».

IL MEIS E LA CITTÀ

Vissuta tra Anversa, Venezia, Ferrara e Istanbul, vedova di un mercante di spezie, Doña Garcia ebbe un ruolo di guida nel mondo sefardita dispensando carità (si dice che ogni giorno alla sua tavola sedessero ottanta indigenti) e ricchezze (a Napoli riuscì a far liberare mille ebrei versando una grossa somma al viceré Pedro de Toledo); sostenne rabbini e studiosi, fondò un collegio rabbinico e diverse sinagoghe; nel 1560 favori la creazione di un insediamento ebraico autosufficiente sul sito dell’antica Tiberiade. «Amos Gitai é arrivato a Ferrara proprio nel giorno in cui Israele compie 70 anni – ricorda Simonetta Della Seta, direttrice del Meis – L’intento è quello di offrirgli un set ideale per il film, c’è la Ferrara ebraica ma anche e soprattutto quella rinascimentale, un luogo magico».

Francesca Nunberg

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