A Ferrara \(con il mouse\) per vivere la storia ebraica
di Piero Di Domenico
Un rapporto quasi millenario consumato tra luci e ombre, come quelle narrate da Giorgio Bassani nel suo celebre romanzo Il giardino dei Finzi-Contini, quello tra ebrei e Ferrara.
Il Meis, il Museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah, pochi mesi fa aveva deciso di tornare alle proprie origini per raccontare perché è stato realizzato proprio a Ferrara. Con la mostra «Ferrara ebraica», che nelle settimane dell’emergenza coronavirus si trasferisce sul web sul sito https://ferraraebraica.meis.museum, che approfondisce alcune storie ebraiche ferraresi. L’esposizione, voluta da Simonetta Della Seta, curata da Sharon Reichel e allestita da Giulia Gallerani, è un viaggio nel tempo in italiano e in inglese che riporta le vicende di una delle comunità ebraiche più antiche d’Italia, consentendo di scoprire una straordinaria fattura di oggetti cerimoniali e ricostruendo l’ambiente sinagogale. Il percorso è arricchito da un video introduttivo, dalle interviste agli ebrei ferraresi firmate da Ruggero Gabbai e dalle foto di Marco Caselli Nirmal. Con musiche di accompagnamento che risalgono alla tradizione ebraica ferrarese, incise appositamente per il Meis ed eseguite da Enrico Fink. Proprio domani, fra l’altro, si chiude il bando di selezione per individuare il nuovo direttore del museo che prenderà il posto di Simonetta Della Seta, chiamata a dirigere il Dipartimento Europa dello Yad Vashem a Gerusalemme, massima istituzione preposta alla memoria della Shoah. A Ferrara le prime notizie di insediamenti ebraici risalgono al XII secolo, ma pare che i primi ebrei fossero arrivati già attorno all’anno Mille. La maggiore fioritura della comunità risale però al `400, quando in via Mazzini sorgono tre sinagoghe, quella italiana, oggi trasformata in sala sociale, quella tedesca e quella fanese. L’invito che Ercole I d’Este rivolge nel 1492 agli ebrei esuli dalla Spagna rimane poi tra i momenti più alti negli otto secoli di presenza ebraica a Ferrara. Accogliendo gli ebrei cacciati dalla Spagna nel 1492, Ferrara si trasformava infatti in un florido centro culturale. La città rimase per anni per gli ebrei quel «porto sicuro» dove attracca la nave che ha attraversato il mare in tempesta raffigurata nel frontespizio delle Biblia Española, uscita dai torchi ebraici a Ferrara nel 1553. Dopo aver conosciuto l’integrazione, arriva però l’isolamento nel ghetto costruito nel 1627, quando Ferrara passa sotto il dominio dei papi. Una volta acquisiti pienamente i diritti civili dal 1870 e condivise le battaglie risorgimentali, gli ebrei di Ferrara si ritrovano di fronte alla pagina più buia della loro storia, la promulgazione delle leggi razziali nel 1938 con persecuzioni e deportazioni, i libri della Torah bruciati in piazza, le sinagoghe devastate, le deportazioni nei campi di sterminio. Il tour virtuale racconta questo lungo cammino con documenti, testimonianze e oggetti, dei quali vengono spiegati l’origine e l’uso. Dal Talled, lo scialle usato dagli uomini per le preghiere del mattino o dopo aver recitato una benedizione, appartenuto al rabbino Leone Leoni, che durante le persecuzioni fasciste aveva tentato di fermare lo scempio nelle sinagoghe, agli oggetti della profumeria Finzi, una sorta di bazar dove da fine Ottocento si poteva trovare un po’ di tutto.