Settimia Spizzichino "Sono tornata per raccontare"

Il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah ricorda Settimia Spizzichino, nata esattamente 100 anni fa, il 15 aprile del 1921.

Unica donna sopravvissuta ai campi fra coloro che vennero rastrellati a Roma il 16 ottobre 1943.

Con lei vennero arrestate nel cuore del ghetto, la madre Grazia Di Segni, le sorelle Giuditta e Ada Spizzichino e la nipotina Rosanna Calò.

Di Settimia ricordiamo la sincera vitalità sebbene subì i peggiori abusi nel block 10 dove Josef Mengele la usò come cavia per le pseudo-sperimentazioni sul tifo e la scabbia. Struggente, quando raccontava la disperazione perché non si riconosceva più allo specchio.

È stata fra i più instancabili testimoni, destinando fino all’ultimo le sue forze alla trasmissione della memoria fra gli studenti di centinaia di scuole. Come tanti altri prigionieri fu costretta alla “marcia della morte”, scalza, sotto la neve per centinaia di chilometri fino al campo di Bergen-Belsen, nel quale gli internati erano lasciati in uno stato di totale abbandono. Un giorno, ha testimoniato, il soldato di guardia cominciò a sparare a raffica sui prigionieri e Settimia si riparò sotto una pila di cadaveri, dove trovò protezione per giorni, fino alla liberazione del campo il 15 aprile 1945, un altro anniversario che celebriamo oggi.

Settimia Spizzichino è scomparsa il 3 luglio del 2000, a lei è stato dedicato l’omonimo ponte che sovrapassa la linea ferroviaria Roma-Lido e il percorso della linea B della metropolitana.

In occasione del centenario della sua nascita, il Ministero dello sviluppo economico emette un francobollo dedicato alla sua figura. Fa da sfondo un filo spinato e l’ingresso del Museo Nazionale di Auschwitz – Birkenau, da cui emerge il suo ritratto e la frase: “Sono tornata per raccontare”.

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